Castro, la perla del sud Salento, prende il nome da un’accampamento militare ante litteram e la vicina Vignacastrisi non ha nulla a che fare con i vigneti.
In principio era la vinea, un artificio militare usato durante le guerre antiche per assediare o difendere gli avamposti considerati di grande importanza. Si tratta di una copertura in legno costruita per consentire un passaggio sicuro ai soldati e non esporli al fuoco del nemico.
L’esatto contrario della trincea che veniva scavata nel terreno. In questo caso con un’architettura nemmeno troppo semplice ci si avvicinava alla città da conquistare grazie ad un corridoio coperto da assi e tavole di legno che proteggevano dall’alto i soldati impegnati nell’azione offensiva.
Questo straordinario strumento di tecnica bellica, ideato dagli antichi Romani, si chiama vigna perché ricorda la copertura di un pergolato.
Ed è il nome che attraverso un complesso meccanismo di derivazione etimologica è arrivato fino a noi grazie al paesino di Vignacastrisi, frazione del Comune di Ortelle, ma confinante con Castro. Tradotto oggi vorrebbe dire ‘la vinea di Castro‘ ovvero il luogo da cui partivano o finivano gli attacchi o le difese dell’ambito borgo, ove si narra che gli aragonesi acquartierarono le loro truppe a sud prima di liberare Otranto dalla conquista dei turchi.
La vinea o vigna, quindi, era uno strumento di guerra, non un terreno coltivato a vite, bensì un prolungamento territoriale della struttura difensiva di Castrum Minervae.
