Povertà a Lecce, Don Attilio Mesagne:«Ogni cittadino viva il proprio ‘passaggio’»

Il messaggio di speranza di Don Attilio Mesagne, presidente della Caritas Diocesana leccese:’Ogni cittadino viva il proprio passaggio pasquale. Oggi tutte e cinque le mense per i poveri saranno aperte’.

In pochi conoscono la situazione sempre più complessa – ed in continuo mutamento – relativa al fenomeno della povertà nella città di Lecce. Le statistiche, purtroppo, aumentano ancora, tanto da registrare un saldo preoccupante: da poco meno di 1800 utenti nel 2010 si è arrivati, nel 2013, a 3399. Dati, questi, presenti dentro al rapporto 2014 su povertà ed esclusione sociale raccolti dai centri d’ascolto Caritas del capoluogo salentino. D’altro canto, per gli italiani, il 2012 rappresenta l’anno cruciale. La loro presenza nei CdA (centri d’ascolto) passa da +4% del 2011 a +16,8%. Percentuale confermata, se pur in calo, nel 2013 (11,4%). La pressione fiscale, in quegli anni cresciuta rapidamente, assieme alle misure di austerity volute dall’Europa ha contribuito all’aumento dei livelli di impoverimento, nonché della disoccupazione (raddoppiato dal 2008 al 2013, 6,7%-12,2%).
 
Non diminuiscono affatto, insomma, le persone che chiedono aiuto – sia italiani che stranieri, come pure giovani, anziani con pensione al di sotto dei minimi livelli di sussistenza, giovani donne ecc.  – spesso privi di lavoro e afflitti da gravi difficoltà finanziarie che spinge loroa rivolgersi ai CdA Caritas (superando, dunque, quel brutto senso di vergogna). All’interno di questo quadro piuttosto sconfortante, però, si inserisce il gran lavoro di Don Attilio Mesagne – presidente della Caritas Diocesana leccese – sempre in prima fila per porgere la mano ai chi soffre condizioni economico-sociali disagiate.
 
Proprio lui però – nei giorni scorsi contattato telefonicamente dalla redazione di Leccenews24.it – intende lanciare un messaggio di misericordia in occasione della festività odierna: «Oggi non deve essere solo la Pasqua del Signore. Come molti sanno, significa “passaggio”. Pensiamo agli ebrei durante l’esodo, liberati dalle vesti di schiavi in Egitto non appena giunti nelle terra promessa. Parliamo, però, di una emancipazione fisica, materiale e geografica». «Gesù invece – prosegue Don Attilio – effettuò un passaggio dalla sofferenza della croce alla resurrezione, rimuovendo il peccato originale e vincendo la morte. Ebbene, oggi il cristiano dovrebbe vivere la sua di Pasqua, celebrando un altro passaggio: dall’egoismo alla generosità nei confronti dei fratelli bisognosi. Questo è il mio augurio».

Nel frattempo, continua il lavoro da egli  definito “straordinariamente ordinario” della Caritas diocesana. E, con esso, l’accoglienza di tutti, italiani e non. «Nelle nostre ‘Case della Carità’ ci sono anche cittadini curdi, pakistani, iraniani e persino un palestinese. Casa Emmaus , che accoglie le donne, e Casa San Vincenzo De’ Paoli risultano piene. Non solo. Nel giorno di Pasqua, tutte e cinque le mense per i poveri resteranno aperte grazie all’offerta del pranzo, ai nostri ospiti, da parte di due ditte salentine. In fondo – conclude – per diffondere la carità basta nulla».



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