‘Il buono, il buonista, il cattivo’, il ritratto dei professori italiani nella quinta puntata di School River

Continua il viaggio del prof. Alessandro Macchia tra i vizi e le virtù della scuola pubblica italiana. Nella quinta puntata di School River l’affresco del docente italiano: cattivo, buono o….buonista. ‘Esistono tre tipologie di buonisti: il superbo, l’opportunista e lo smidollato…’

Parlare di scuola a Ferragosto è possibile? Sì, se le si vuole talmente bene da voler vedere da vicino pregi e difetti di tutti i suoi protagonisti. E’ questo il caso del Prof. Alessandro Macchia giunto alla sua quinta puntata di School River.

Dopo aver messo al centro della sua particolare lente di ingrandimento la figura del dirigente scolastico e poi quella del docente (‘inquadrato’ sia dal punto di vista delle relazioni con i colleghi che nei rapporti con gli alunni che nell’esercizio della nobile arte della correzione), il viaggio di Alessandro Macchia* tra i vizi e le virtù del sistema dell’istruzione pubblica italiana prende in esame il tema ‘western‘ del comportamento dei nostri professori durante l’anno scolastico mentre all’orizzonte la meta degli scrutini diventa un puntino sempre più grande. C’è il cattivo, c’è il buono e poi c’è il buonista – dice Macchia – quello che proprio buono non è…ma che ha capito prima di tutti che per non avere rogne è meglio…non essere cattivi!

Il buono, il buonista, il cattivo

In ogni scuola si aggira una figura pericolosissima. È il buonista. Mentre il professore buono e il professore cattivo sono tipi sottomessi alla variabile percezione degli scolari e dei genitori, il buonista ha una sua consistenza oggettiva. Esistono tre tipologie di buonisti: il superbo, l’opportunista e lo smidollato. Fanno tutti e tre sfoggio di soavi sentimenti d’altruismo e di bontà, ma il loro motivo d’azione è differente.

Il superbo regala voti alti con la supponenza dell’arricchito che lascia cadere la monetina da pochi centesimi nel cappello del bisognoso, senza un impegno reale e continuativo affinché il bisognoso sia sollevato per sempre dalle sue necessità. Il buonista superbo non crede nel miglioramento del suo prossimo e non scommetterebbe un centesimo sulle sue potenzialità intellettuali e di crescita sociale. La sua inautenticità ha i tratti della manzoniana Donna Prassede.

L’opportunista è di facile reperibilità nelle secondarie di II grado. Con lui le impennate dei voti sono sempre finalizzate a evitare gli impegni estivi a cui sarebbero obbligati in caso di debito formativo allo studente. Al cospetto del Consiglio di Classe il suo adagio preferito sarà: «Il mio dignitosissimo 6 lo prende.»

Lo smidollato è invece scomponibile in due sottocategorie. In una delle due è classificabile il docente che teme l’ira funesta dei genitori e, per non avere rogne, mantiene l’asticella dei voti sensibilmente alta. All’altra sottocategoria appartiene il docente che ha lavorato poco durante l’anno. È il classico insegnante incapace di completare anche soltanto una buona parte del programma disciplinare: impossibilitato a giustificare il suo scarso operato, egli trova riparo attraverso diffusissime parole di positività riguardo a tutti gli alunni e con l’inserimento sul registro e in pagella di voti costantemente alti.

Molti anni fa, durante un esame di licenza dalla secondaria di I grado, una docente di Arte chiedeva sempre e solo di parlare di Monet. Dopo sei candidati che avevano esposto questo stesso argomento, pregai il settimo di raccontarci qualcosa su Manet, tanto per cambiare. La collega mi fermò all’istante. Disse che non lo aveva fatto studiare. Rilevai che Manet era inserito nel programma d’esame redatto da lei stessa, e in risposta rettificò che sì, era inserito nel programma, ma non lo chiedeva mai perché fra Monet e Manet i ragazzi rischiavano di confondersi. La verità era che il programma di Storia dell’Arte si era arrestato su pochissime figure. Nondimeno, la collega coglieva due piccioni con una fava. I ragazzi durante l’anno avevano studiato solo Monet e, ripetendo sempre e solo quell’argomento, apparivano preparatissimi nella disciplina, lasciando nell’ombra tutte le altre loro carenze. Del resto, il buonista lo riconosci perché tendenzialmente durante le verifiche orali o agli esami non fa domande precise: ti lascia scegliere un argomento a piacere.

Quali siano le sue dinamiche di partenza, il buonista è sempre un pericolo. Destabilizza costantemente gli scrutini. Non è mai disposto a fermare un alunno e ha una radicata diffidenza verso i colleghi non restii a registrare insufficienze. Per il buonista il momento delicatissimo dello scrutinio può trasformarsi nel mercato delle vacche. Se vede che il tale collega ha attribuito un 8, laddove lui si era attestato al 7, sarà capace di elevare la votazione a 9. Vuoi mettere il vantaggio delle belle parole dei genitori? Ma di fondo il buonista è un facitore di ingiustizia sociale perché equipara impegno e rendimento fra i diversi alunni.

Nella scuola i professori son tutti belli, ma al buonista, come al brutto della scena finale di un celebre film western, bisognerebbe dargli una pistola scarica. Di lui non ci si può mai fidare.

*Le considerazioni sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.



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