
Non è andato giù, al collettivo Terra Rossa, che Lecce si sia vestita a festa in onore dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato. Soltanto qualche giorno fa, il capoluogo barocco piangeva per la morte del senzatetto Giuseppe Fiorentino, trovato privo di vita in un casolare abbandonato di via Taranto. Quello di Giuseppe era un volto noto in città. In un gioco crudele del destino era stato lui a scoprire, nell’inverno del 2014, i corpi Dino Martina e Veronica Piggini, precipitati nella cisterna dell’abitazione in cui avevano trovato rifugio.
Un dolore che si somma a quanto accaduto nel terremoto che ha devastato il centro Italia. Così, il collettivo ha deciso di appendere alcuni striscioni sulle "porte" del capoluogo barocco con l’intento – come si legge nel comunicato stampa – di richiamare l’attenzione sul dramma della povertà e dei senzatetto che in appena due anni hanno spento ben cinque vite. Come dimenticare, infatti, Sergio De Vergori che si è spento su un marciapiede della centralissima piazza Mazzini o il destino toccato a Teodoro, detto Dino, il clochard di origine belga che aveva trovato rifugio tra i vagoni della stazione ferroviaria, diventata la sua casa. Dino se n’è andato in punta di piedi, in silenzio, come tutti.
Morti che quelli del Terra Rossa definiscono «innaturali e frutto dell’assenza di adeguate politiche di welfare, di mancanza di quel diritto di cittadinanza che dovrebbe essere garantito a tutto e a tutti».
Per questo, per ribadire il diritto alla casa, al lavoro e alla salute, il Terra Rossa dedica a Giuseppe, a Dino, a Veronica e a tutte le vittime incolpevoli di un sistema a loro dire “iniquo” questi giorni in cui «non c'è nulla da festeggiare e tanto di cui vergognarsi».