
Tre camici bianchi del “Vito Fazzi” di Lecce dovranno sostenere un processo penale. Il gup Michele Toriello ha rinviato a giudizio due medici del pronto soccorso e un neurologo, con l'accusa di omicidio colposo. Dovranno presentarsi il 22 settembre prossimo, innanzi al giudice Silvia Minerva della prima sezione penale monocratica per l'inizio del processo. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Rocco Vincenti, Francesca Serafini e Marianna Del Coco. I famigliari della vittima, la 72enne di Arnesano Giovanna Greco, si sono costituiti parte civile con gli avvocati Luigi Rella e Carlo Madaro. Il gup Michele Toriello ha anche autorizzato la citazione dell’Asl di Lecce come responsabile civile. I medici indagati erano ben sette, ma dopo una serie di archiviazioni soltanto per tre il sostituto procuratore Paola Guglielmi ha chiesto il rinvio a giudizio.
A dare avvio alle indagini, la denuncia delle figlie della donna. La signora Giovanna Greco, nel tardo pomeriggio del 23 novembre del 2010 aveva accusato mal di testa, vertigini e amnesie. Accompagnata presso il pronto soccorso del “Fazzi”, le era stata diagnosticata una possibile neuropatia o ischemia cerebrale e venne sottoposta ad una Tac che escluse gravi patologie. Una volta tornata a casa, durante la notte, le sue condizioni peggiorarono. A prima mattina, la 72enne venne accompagnata nuovamente presso il “Vito Fazzi”. Iniziò una lunga ed estenuante attesa; nessun medico sarebbe però stato in grado di fornire spiegazioni circa lo stato di salute della paziente. Quando intorno alle 14, fu acconsentito di entrare nel pronto soccorso ad una sua parente era troppo tardi e la donna era già morta.
Successivamente venne anche eseguita una consulenza disposta dalla Procura, affidata al medico legale Roberto Vaglio ed al cardiologo Marcello Pettinari. La famiglia aveva nominato come consulente di parte il professor Luigi Strada. Sarebbero così emerse, secondo l'accusa, alcune responsabilità, negligenze e omissioni da parte del personale medico.
Dunque, sarebbe risultato che, con cure adeguate e tempestive, la donna si sarebbe potuta salvare.