​Presunto voto di scambio alle comunali di Gallipoli: al vaglio della Procura la posizione di una ditta per la raccolta rifiuti

I due netturbini che hanno sporto querela sarebbero stati superati in graduatoria da altre persone ‘vicine’ ad alcuni candidati alle elezioni comunali del giugno 2016. Un primo filone d’indagine sarebbe stato messo in moto alcuni mesi fa.

L'inchiesta sul presunto voto di scambio alla ultime elezioni comunali di Gallipoli si arricchisce di un nuovo capitolo. Altre due denunce hanno fatto scattare ulteriori accertamenti. Il procuratore aggiunto Antonio De Donno ha iscritto nel registro degli indagati, al momento come "atto dovuto", il nome del legale rappresentante di una ditta impegnata nella raccolta dei rifiuti e servizio d'igiene ambientale.
  
Secondo quanto sostenuto da due dipendenti che hanno sporto querela attraverso l'avvocato Speranza Faenza presso il commissariato di Polizia della "Città Bella", non sarebbero stati assunti dall’azienda dopo aver prestato servizio per due anni in qualità di lavoratori stagionali e la loro domanda non risulterebbe neanche protocollata. I netturbini lamentano di essere stati "superati" in graduatoria da altre persone, "vicine" ad alcuni candidati alle elezioni comunali. Denunciano, insomma, di essere stati vittima del meccanismo di voto di scambio, poiché i "concorrenti" avrebbero ottenuto il posto in cambio dell'appoggio ad alcuni politici.
  
L'inchiesta coordinata dalla Procura leccese vuole far luce sul presunto voto di scambio alle ultime elezioni comunali di Gallipoli e un primo filone d'indagine è stato messo in moto alcuni mesi fa.
  
Al vaglio degli inquirenti, dunque, anche gli esposti di tanti elettori, corredati da immagini e registrazioni. L'ultima e decisiva tornata elettorale, secondo i querelanti, sarebbe stata influenzata dal voto di scambio e vedrebbe protagonisti esponenti politici, mediatori ed alcuni elettori. Sarebbero stati promessi posti di lavoro, buoni di benzina e ingressi in locali esclusivi. Uno degli indagati è accusato di aver messo a disposizione un cospicuo budget per "comprare" i voti. Il procuratore aggiunto Antonio De Donno, coadiuvato dagli uomini della polizia giudiziaria della Gdf guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, ha già iscritto sette persone nel registro degli indagati. Nel corso delle indagini alcuni di essi sono stati ascoltati dagli investigatori.
  
Un indagato ascoltato dagli inquirenti, avrebbe confessato di avere ricevuto da un candidato al consiglio comunale di Gallipoli, la proposta di una somma di denaro in cambio del voto. Tale incontro sarebbe stato documentato da un pregiudicato (in quel periodo in stato di libertà). L'uomo avvicinatosi all'elettore gli avrebbe chiesto cosa si fosse detto con l'esponente politico e la risposta  “Mi ha offerto 50 euro per dargli il voto", sarebbe stata registrata.
  
Ricordiamo che alle ultime elezioni comunali del giugno 2016, nessuno dei quattro aspiranti alla poltrona di Sindaco (Minerva, Fasano, Quintana e Provenzano) passò il primo turno. Il candidato del Pd e del Centrosinistra, Stefano Minerva nel turno di ballottaggio ottenne 5.810 voti (pari al 51,23 per cento), con appena 280 preferenze in più, rispetto a Flavo Fasano, candidato per Gallipoli Futura.



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