Ammazzò il figlio dopo una lite: professore in pensione condannato a 10 anni

Dall’esito di una perizia medica è emerso come Sebastiano Sabato sia affetto da un vizio parziale di mente. Il 75enne originario di Taviano, si è consegnato spontaneamente ai carabinieri di Gallipoli l’11 novembre del 2015.

Condanna a 10 anni per il professore in pensione accusato dell'omicidio del figlio.
 
Il gup Michele Toriello ha emesso la sentenza al termine del processo con rito abbreviato condizionato da una perizia psichiatrica, riconoscendo all'imputato le attenuanti generiche. Nella scorsa udienza, difatti, il giudice ha affidato la consulenza medica allo specialista Paola Calò. Dall'esito degli accertamenti è emerso come, Sebastiano Sabato, 75enne originario di Taviano, sia affetto da un vizio parziale di mente. In precedenza, il pm Maria Vallefuoco ha a sua volta invocato la condanna a 10 anni. Sabato è assistito dall'avvocato Luigi Suez
   
Il 75enne originario di Taviano, si è consegnato spontaneamente ai carabinieri di Gallipoli l'11 novembre del 2015, dopo avere ucciso il figlio con due colpi di arma da fuoco. Antonio Sabato, 39 anni, ex funzionario di banca laureatosi alla Bocconi da diversi anni soffriva di un forte disagio psichico. Il padre Sebastiano due giorni dopo l'omicidio, fu rimesso in libertà per mancanza delle esigenze cautelari del carcere, dal gip Stefano Sernia che al termine dell'udienza convalidò comunque l'arresto dell'uomo.
   
Il professore in pensione, dinanzi al giudice, ha ribadito quanto già dichiarato in sede di interrogatorio ai carabinieri. Anzitutto che quel maledetto 11 novembre, alle 18.00 circa, nella palazzina di via Gianbattista Vico a Gallipoli era avvenuta l’ennesima lite con il figlio. Il giovane avrebbe cominciato ad urlare e in preda ad un raptus di follia, il padre gli avrebbe sparato, colpendolo mortalmente al petto. Sebastiano Sabato soffriva profondamente dopo la morte della moglie, anche lei insegnante, avvenuta appena due settimane prima.
  
Il 75enne avrebbe poi confermato quanto dichiarato ai carabinieri ed al pubblico ministero di turno Emilio Arnesano: avrebbe voluto suicidarsi. Si sarebbe così organizzato per raggiungere armato di pistola, una campagna alla periferia di Gallipoli; dopo la chiamata del figlio avrebbe cambiato il "programma" e raggiunto l'abitazione di via Vico (Antonio vi si era trasferito, dopo avere lasciato il suo posto da impiegato in un istituto di credito di Milano). Al momento della tragedia era presente anche l’altra figlia dell’uomo, Daniela, che si trovava in soggiorno.
    
L'esame autoptico eseguito dal medico legale Ermenegildo Colosimo ha accertato che il figlio Antonio è stato raggiunto da due proiettili di cui, il primo, "mortale" a livello toracico.



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