Arrestati, poi scarcerati per un vizio di procedura. I 3 baby rapinatori di Nardè² tornano in cella

Per Jacopo Perrone, Luca Pranzo e Mattia Colazzo, accusati di essere gli autori di quattro rapine in dieci giorni, si sono aperte le porte della Casa circondariale di Lecce. Erano stati rilasciati il 6 marzo, subito dopo l?arresto, a causa di un vizio di procedura

I fatti li conoscono un po’ tutti. Nel periodo tra il 22 febbraio e il 4 marzo, venivano consumate quattro rapine ad altrettanti esercizi commerciali: una Farmacia, due supermercati ed un Tabacchino.  Tutti nella sessa città, Nardò.  Lmodalità d’esecuzione, fin da subito, avevano lasciato pochi dubbi: i colpi erano opera della stessa mano, sicuramente non di un professionista. Il copione criminale messo in scena era sempre lo stesso: due persone, una armata di pistola, l’altra munita di sacchetto per riporre il denaro sottratto, con il volto coperto per non essere riconosciuti, facevano irruzione all’interno dell’attività presa di mira. Lì la vittima “capitata a tiro” veniva immobilizzata, puntandole contro la pistola, consentendo così al complice agire liberamente. Poi via con l’incasso.

In tre delle quattro rapine, la fuga era avvenuta a bordo di un scooter parcheggiato in qualche strada vicina a quella dell’esercizio commerciale assaltato. L’attività info-investigativa svolta dai carabinieri della locale stazione nei giorni immediatamente successivi, aveva consentito di individuarne gli autori. Tre giovani incensurati, provenienti da famiglie “per bene”: Jacopo Perrone, Luca Pranzo e Mattia Colazzo.

A confermare i sospetti, poi, le perquisizioni domiciliari in cui furono recuperati e sequestrati i capi di abbigliamento indossati in occasione delle rapine che insieme ai caschi e ai motocicli hanno permesso di collocare con certezza i 3 giovani nei luoghi presi di mira. Corrispondenze emerse sia dalle parole delle vittime o  delle persone che avevano assistito alle rapine, sia dalla dalle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali.

La descrizione dei mezzi utilizzati per la fuga, risultati poi essere di proprietà di uno degli arrestati e la corrispondenza dei capi d'abbigliamento, dei caschi utilizzati, e dall’attribuzione degli stessi a carico dei tre, ha permesso al Pubblico Ministero, Paola Guglielmi di avvalorare il prezioso lavoro di ricostruzione degli episodi chiedendo per i 3 la custodia cautelare in carcere, accolta poi dal GIP, Cinzia Vergine.  

Oltre alle “gesta” i tre sono noti anche perché furono scarcerati per un vizio di forma nell’assunzione delle dichiarazioni con le quali gli stessi autori si attribuivano la paternità delle rapine. Oggi  si è giunti allo stesso risultato ma con la soddisfazione di aver già fornito un importante quadro probatorio che lega le responsabilità di ciascuno di essi ad elementi solidi e concreti.

Per i componenti della baby gang  si sono aperte le porte della Casa Circondariale di Lecce.