Estorsione ai danni di azienda agricola: il Riesame accorda i domiciliari a due indagati

I giudici del Riesame hanno ravvisato la presenza dei ‘gravi indizi di colpevolezza’, ma hanno ritenuto sufficiente, in relazione alla gravità del fatto ed al grado di ‘pericolosità’ degli indagati, la misura dei domiciliari.

Ottengono i domiciliari, le due persone accusate di avere messo in atto azioni estorsive nei confronti dei titolari di unazienda agricola.  I difensori di  Gabriele Salvatore Ingusci, 35enne di Boncore, (frazione di Nardò) e Leonardo Fasiello, 42 anni, di Avetrana, avvocati Francesco Spagnolo del Foro di Lecce  e Lorenzo Bullo, del Foro di Taranto, avevano chiesto al Tribunale del Riesame la scarcerazione dei loro assistiti ed in subordine la misura cautelare degli arresti domiciliari. Nella discussione odierna, innanzi alla Corte Presieduta da Stefano Marzo, a latere Anna Paola Capano e Stefano  Gatto,   legali dei due indagati hanno evidenziato la totale insussistenza di prove e dei gravi indizi di colpevolezza, motivo per cui le due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal  sostituto procuratore Carmen Ruggiero, sarebbero apparse prive di fondatezza.  I giudici del Riesame, invece, hanno ravvisato la presenza dei "gravi indizi", ma hanno ritenuto sufficiente, in relazione alla gravità del fatto ed al grado di "pericolosità" degli indagati, la misura dei domiciliari.

Già nell'"interrogatorio di garanzia del 9 ottobre, Gabriele Salvatore Ingusci, 35enne di Boncore, frazione di Nardò assistito dall’avvocato Spagnolo ha negato l'estorsione nei confronti dei titolari di unazienda agricola, in un incontro avvenuto in un bar di Veglie. Egli ha specificato soltanto di avere con loro solo dei rapporti di conoscenza, dettati dal fatto di essere vicini di casa, ma di non avere mai avanzato alcuna richiesta di denaro. Anche Leonardo Fasiello, difensore Lorenzo Bullo del Foro di Taranto, suo presunto complice, ha negato la circostanza, dichiarando tra l'altro di trovarsi, nel momento dell'incontro con le presunte parti offese, a casa con moglie e figlio.

Nell'indagine in corso, sarebbe coinvolto anche Giuseppe Landolfo, 30 anni, consigliere comunale dopposizione nel Comune di Veglie, difeso dall'avvocato Paolo Spalluto. Il politico, nei giorni scorsi aveva ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di favoreggiamento personale. Egli, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe avuto il ruolo di mediatore tra le parti; dunque avrebbe gestito in prima persona la contrattazione, impegnandosi a convincere le vittime nell'assecondare le richieste estorsive, anche con la possibilità di ottenere uno sconto sulla cifra da versare. Giuseppe Landolfo , nei giorni scorsi, si è difeso per un’ora nella caserma dei carabinieri di Campi Salentina. Sul perché del suo coinvolgimento in questa brutta storia egli ha evidenziato che si tratterebbe di una vendetta politica. Inoltre, sempre nell'interrogatorio di garanzia di cui sopra, Ingusci avrebbe affermato di conoscere Landolfo soltanto per questioni lavorative, ma di non avere mai ordito, grazie al suo ruolo di mediatore, il piano di estorsione contro i due imprenditori.

Ricordiamo che i Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina, avevano eseguito in data 7 ottobre le due ordinanze, in merito ad una estorsione con cavallo di ritorno( pratica illegale che prevede il pagamento di un riscatto da parte di una persona che ha subito un furto per riottenere il bene sottratto) e contemporanea ricettazione, ai danni di un’azienda agricola situata in Agro di Nardò (Agriturismo Sant'Anna). Il furto avvenne il 29 gennaio nei pressi dell'attività economica. Sparirono, infatti, vari attrezzi agricoli, per un valore di circa 15mila euro. Gli investigatori, intuirono subito che l'episodio potesse nascondersi una richiesta estorsiva.

Le vittime dopo i tentennamenti iniziali, decidono di denunciare il fatto e raccontano tutto ai carabinieri di Porto Cesareo. Confermano così di essere stati avvicinati dai taglieggiatori un mese prima e di conoscere il solo Ingusci in quanto è un loro vicino. Quest'ultimo, con una persona con cui frequentemente si accompagnava, Leonardo Fasiello, incontrano i due fratelli in un bar di Veglie. I malviventi avanzano la richiesta: 2mila euro per restituire e descrivono gli attrezzi agricoli dimostrando di esserne veramente in possesso.



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