Inchiesta rifiuti in Salento sul “Tacco d’Italia”: il Riesame dispone il dissequestro degli articoli

I giudici hanno però confermato il provvedimento di sequestro preventivo, relativamente alle espressioni contenute nei due post pubblicati il 10 e il 14 marzo 2017 sulla pagina Facebook della medesima testata giornalistica.

rifiuti-spazzatura

Il Riesame dispone il dissequestro degli articoli pubblicati nel marzo scorso, sul giornale online Il Tacco d’Italia. Il collegio (Presidente Silvio Piccinno, relatore Antonio Gatto, a latere Maria Pia Verderosa) ha confermato il provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip Giovanni Gallo, relativamente alle espressioni contenute nei due post pubblicati il 10 e il 14 marzo 2017 sulla pagina Facebook della medesima testata giornalistica.Dunque, vi è stato l’accoglimento parziale della richiesta di dissequestro formulata dal legale Francesco Paolo Sisto, difensore di Marilù Mastrogiovanni, direttrice responsabile de Il Tacco d’Italia. L’avvocato Sisto aveva evidenziato l’illegittimità del provvedimento di sequestro preventivo e in subordine, l’insussistenza del reato di diffamazione, in quanto le espressioni adoperate dalla Mastrogiovanni negli articoli sottoposti ad oscuramento, rispetterebbero pienamente i criteri di verità e pertinenza della notizia, rientrando pienamente nell’esercizio del diritto di cronaca.

Il decreto di sequestro

Ricordiamo che Il 19 settembre 2017, il Gip del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo aveva disposto il sequestro preventivo di due articoli, pubblicati il 10 marzo e il 14 marzo 2017.  Contestualmente venivano oscurati i post con lo stesso testo pubblicati sulla pagina Facebook della testata. Si trattava di inchieste esclusive sulla gestione della raccolta dei rifiuti nel comune di Casarano e nel Salento, intitolate: “I tentacoli del Clan Potenza sul Comune di Casarano e sul Basso Salento” e “Rifiuti, Aro9. L’illegalità continua”. Venivano evidenziati alcuni rapporti tra la ditta Igeco, titolare del servizio di gestione dei rifiuti, il consigliere comunale Gigi Loris Stefano, e alcuni esponenti della Sacra corona unita, tra i quali il boss Augustino Potenza (ammazzato a colpi di kalasnikov nell’ottobre del 2016). La ditta Igeco aveva querelato la giornalista per diffamazione.

Per il Gip, “la Mastrogiovanni usava espressioni molto forti nei confronti della Igeco Costruzioni S.p.A., idonee a offendere l’onore e il decoro della società stessa (e del suo legale rappresentante”). Cosicché, “l’inserimento delle frasi incriminate sulla testata giornalistica on line e sul relativo profilo Facebook integra il delitto contestato”.

Per il Riesame nell’ipotesi in cui si contesti il delitto di diffamazione, non appare invece, possibile procedere a sequestro preventivo, né di una testata giornalistica telematica regolarmente registrata, né dei suoi contenuti “professionali” , ma con l’esclusione di eventuali commenti da parte degli utenti-lettori.

Le frasi riportate nell’ambito della pagina Facebook, secondo i giudici del Riesame, in base a quanto statuito in materia dalle Sezioni Unite della Suprema Corte, non possono ritenersi tutelate dalla medesima “copertura” garantista che salvaguarda gli “articoli di stampa” .



In questo articolo: