‘Io sono quello che ha ucciso la ragazza’. Le parole di Lucio in carcere

Il gup Aristodemo Ingusci, attraverso apposita ordinanza, illustra le ragioni che hanno spinto il collegio a rigettare l’istanza di messa alla prova per il giovane di Montesardo

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“Non ha mai evidenziato una reale e significativa presa di coscienza, rispetto alla gravità del delitto commesso”. Il gup Aristodemo Ingusci, attraverso apposita ordinanza, illustra le ragioni che hanno spinto il collegio a rigettare l’istanza di messa alla prova per Lucio, omicida reo-confesso della fidanzata Noemi Durini.

Occorre ricordare, che durante l’udienza preliminare del 30 maggio scorso, il 18enne di Montesardo ha rilasciato spontanee dichiarazioni. “Ho ammazzato io Noemi” ha dichiarato il ragazzo, (all’epoca 17enne) che, senza mostrare segni di pentimento, ha voluto chiedere scusa alla famiglia di Noemi.

Successivamente, i difensori dell’imputato, gli avvocati Luigi Rella e Paolo Pepe, hanno avanzato la richiesta di messa alla prova con affidamento ai Servizi Sociali, a cui si è opposto il pubblico ministero Anna Carbonara. Il Collegio, al termine della camera di consiglio, ha però rigettato l’istanza.

Il presidente estensore Aristodemo Ingusci, nell’ordinanza si sofferma sulla figura dell’imputato che “sembra espressione di una personalità strutturata in senso deviante“. Infatti, il gip afferma come Lucio “ha alternato fasi di vittimizzazione (attribuendo a persone diverse da sé, la responsabilità morale e materiale degli eventi), a momenti in cui ha addirittura riconosciuto nel fatto illecito commesso un tratto distintivo della propria personalità”.

A tal proposito, viene citato un episodio piuttosto emblematico. In occasione del suo primo ingresso nel carcere minorile di Quartucciu, Lucio si sarebbe presentato con vanto, affermando “…io sono quello che ha ucciso la ragazza”.

Il giudice sottolinea che non è da escludere, come tale condotta sia “frutto dell’esigenza di garantirsi in quel ristretto e particolare ambito, condizioni più adeguate di permanenza ed esistenza”. Alla luce di questi fatti, non vi sarebbero dunque al momento “concreti segnali di recupero” e una “possibilità di rieducazione dell’imputato”, tali da giustificare la messa alla prova; nonostante un miglioramento relazionale, riscontrato dall’equipe di osservazione del carcere minorile durante i nove mesi trascorsi in Sardegna.

Infine, nell’ordinanza vi sono ulteriori considerazioni sulla condotta del 18enne di Montesardo che ” sembra espressione di una condizione di disagio non temporanea ma intimamente collegata ad una personalità permeata d elementi di antisocialità e di devianza, non ultimo riconducibili all’ambiente familiare di provenienza“. Inoltre, ritiene il giudice, egli non ha mai manifestato “una reale presa in carico dei vari problemi al fine di giungere a soluzioni socialmente ed eticamente adeguate”.

Lucio è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà. Sarà giudicato, in data 2 e 3 ottobre, con il rito abbreviato.



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