L’ultimo saluto di Tuglie alla piccola Viola, a nonna Rosetta e nonno Vito, alla zia Annamaria

Si sono svolti nella chiesa madre di Tuglie i funerali della piccola Viola Casili, deceduta sulla statale 379 a seguito del terribile impatto con un imponente autocarro, in cui hanno perso la vita anche i nonni e una prozia.

Una comunità sconvolta, che sta vivendo queste ore dopo la terribile notizia dell’incidente devastante di sabato sera, in un’aura quasi ovattata, irreale. E cosa importa se le luci ricordano che si avvicina il Natale? Che Natale mai sarà per una famiglia distrutta? Un Natale in cui una bimba di soli 5 anni non aspetterà la mezzanotte per aprire i suoi pacchi dono insieme ai genitori, ai nonni, ai parenti.

Oggi pomeriggio Tuglie e il Salento hanno dato l’ultimo addio a Viola Casili, ai suoi nonni e alla sua prozia, mentre ieri Fasano ha salutato il suo giovane Leo.

Ieri sera una folla eccezionale ha vegliato alle porte del Municipio dove sono state poste le salme. Una di esse è arrivata con un piccolo ritardo: sì, perché mamma Marta ha voluto stringere per l’ultima volta il corpo del suo piccolo angelo, in una sala dell’ospedale Perrino di Brindisi dov’è ricoverata. Un ultimo, intimo abbraccio per colei che è stata essenza dei giorni.

Nel pomeriggio, alle 15, il corteo funebre è partito  dalla sala consiliare alla volta della Chiesa Madre di Tuglie, la chiesa dell’Annunziata che sorge nella piazza principale del paese, un paese di piccole dimensioni, dove tutti si conoscono e dove oggi tutti piangono. L'Amministrazione Comunale, prevedendo il notevole afflusso di persone, ha predisposo un piano traffico eccezionale, transennando le vie di accesso alla chiesa.

Ci svegliamo col pensiero che la piccola Viola non si sveglierà più” ci racconta una signora di Tuglie con la voce strozzata dal pianto. “Maestra Rosetta , poi, è stata l’educatrice dei nostri figli”.

Ai funerali celebrati dal Vescovo della Diocesi Nardò-Gallipoli, Mons. Fernando Filograna  e dal parroco Don Emanuele Pasanisi erano in tanti, tantissimi. Anche da paesi più lontani come Minervino di Lecce, di cui nonno Vito era originario.

Un dolore immenso, inenarrabile. Un dolore che ha stravolto papà Cristian. Ora, bisogna fare un unico sforzo: non lasciare mai soli coloro che sono rimasti perché una perdita così devastante ti segna per la vita. Eppure si deve ricominciare. Se mai si può.



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