Lasciano il carcere ‘Puntina’ e gli altri membri della banda, accusati di pestaggio e rapina di un operaio di Surbo

Il Tribunale del Riesame ha accordato la misura degli arresti domiciliari per Gianluca Negro, di Surbo, considerato il capo della banda e soprannominato ‘Puntina’ e altri tre membri. Gli indagati erano stati arrestati con l’accusa di rapina in concorso aggravata da lesioni.

Disposta un'attenuazione delle misure cautelari per il capo ed alcuni appartenenti alla banda che la sera dello scorso 3 aprile, avrebbe malmenato e rapinato un operaio di Surbo.

Il Tribunale del Riesame, presidente Silvio Piccinno, ha accolto la richiesta di scarcerazione per il 30enne Gianluca Negro, di Surbo, considerato il capo della banda e soprannominato “Puntina” (da cui prende in nome l’operazione condotta dagli agenti della Polizia)e per Giovanni Negro 27 anni, anch'egli surbino, entrambi difesi dall'avvocato Pantaleo Cannoletta, accordando la misura degli arresti domiciliari.

Stesso discorso per il trepuzzino Cristian Cito, di 26 anni, difensore Antonio Savoia e Luca Cesaria, detto "Bomba" 21 enne, anch'egli di Trepuzzi, legale Giordano Bacile Di Castiglione. Venerdì prossimo, invece, il Riesame si pronuncerà sull'istanza di scarcerazione per Cristian Lazzari, 32, e Carlo Coviello 38 anni, detto "Macucu" difensore avv. Marco Pezzuto.

Per i sei presunti banditi, al momento dell'arresto, il Gip Sernia aveva già disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ma vista la carenza di questo mezzo di "controllo" ha poi optato per la custodia cautelare in carcere.

Gli indagati erano stati arrestati il 15 maggio su richiesta del Pm Giuseppe Capoccia, con l'accusa di rapina in concorso aggravata da lesioni. Per Coviello, c'è anche l’accusa di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Il fatto da cui è nata quest’operazione risale allo scorso 3 aprile quando, intorno alle ore 22.30, il personale della Sezione Volanti è intervenuto presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce in cui era arrivato un uomo che era stato vittima di una rapina. Ai poliziotti aveva raccontato che, mentre si trovava a Surbo a bordo della propria auto (una “Mercedes Classe B”) insieme ad un conoscente, è stato affiancato e fermato da un gruppo di giovani che viaggiavano a bordo di due diverse auto: una “Fiat 500” verde pastello dalla quale sono scese quattro persone e una “Audi A4 SW” nera dalla quale ne sono scese altre due. Questi ultimi, dopo aver aperto la portiera dell’auto con la forza, hanno fatto scendere la vittima e, quindi, uno dei quattro a bordo della Fiat 500, armato di pistola, lo ha colpito al capo; successivamente, gli aggressori avrebbero infierito contro la vittima con calci e pugni su tutto il corpo. I sei, successivamente, si sarebbero allontanati con le proprie auto e con quella della vittima (il quale, soccorso da un amico è stato condotto in ospedale, dove gli è stata diagnosticata una ferita lacero-contusa alla testa e vari ematomi per tutto il corpo).

Considerato che l'operaio aveva fornito delle indicazioni utili al riconoscimento di alcuni degli aggressori, il personale della sezione volanti si era recato subito a Surbo dove, nei pressi di un bar, aveva individuato un gruppo di giovani, tra i quali Giovanni Negro. Ai danni di quest’ultimo, che tra l’altro risultava essere sottoposto alla misura della libertà vigilata con obbligo di permanenza in casa dalle ore 22.00 alle ore 8.00, è stata effettuata una perquisizione domiciliare, a seguito della quale è stata ritrovata l’auto rubata, indicata dall'uomo rapinato.

Tutti gli indagati sono stati ascoltati dal Gip Sernia, l'8 maggio; Giovanni e Gianluca Greco hanno dichiarato di aver soltanto voluto dare una "lezione" alla vittima, poiché quest'ultima molestava la compagna di uno di essi e che l'incontro con il 30enne di Surbo è stato comunque casuale e non c'era dietro nessun piano premeditato (l'uomo aveva acquistato la macchina la mattina stessa e loro non erano in grado di saperlo). Inoltre, Giovanni e Gianluca Greco avrebbero partecipato allo spostamento della macchina, ma non c'entrerebbero nulla con l'incendio avvenuto dieci giorni dopo l'aggressione.

Cito, difeso dall'avvocato Savoia e Cesaria, difensore Bacile Di Castiglione hanno confermato sostanzialmente, la versione fornita dai i due Greco e Cito avrebbe anche ammesso di avere "fisicamente" spostato la macchina, ma di soli 100 metri. Gli altri due indagati Lazzari e Coviello, si sarebbero invece avvalsi della facoltà di non rispondere. 



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