Marò. La Corte Suprema ha dato il suo placet, ma c’è poco da festeggiare

Massimiliano Latorre potrà restare in Italia altri tre mesi. La Corte suprema indiana ha concesso una proroga al marò pugliese, accusato di aver ucciso due pescatori a largo delle coste del Kerala insieme all’altro fuciliere, Salvatore Girone, che resta a New Delhi.

Tre mesi in più. Tanto ha concesso la Corte Suprema indiana al fuciliere del Battaglione San Marco. Massimiliano Latorre potrà così restare in Italia, ma solo per motivi di salute. Lo ha ricordato persino il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni interpellato dall’Ansa prima di partire per l’Etiopia: «si tratta di una richiesta basata su ragioni umanitarie. Ora bisogna lavorare a una soluzione definitiva» ha dichiarato il numero uno della Farnesina commentando la notizia da lui giudicata “positiva”.  

La decisione era attesa per lunedì, poi, l’inaspettato rinvio, fino a questa mattina quando la sezione numero tre, presieduta dal giudice Anil R.Dave, ha disposto l'estensione del permesso scaduto, come noto, a mezzanotte in punto del 12 gennaio scorso.  La seduta è stata particolarmente breve poiché Narasimha ha consegnato alla Corte una lettera di istruzione da parte del Governo indiano in cui si accettava la possibilità che il militare italiano continuasse la sua convalescenza in patria. Dal canto suo, l’Italia ha presentato una garanzia scritta firmata dall'ambasciatore Daniele Mancini in cui il nostro paese si impegna a rispettare la nuova scadenza, fissata dalla Corte per il rientro di Latorre. 

«Massimiliano potrà continuare a seguire il processo di riabilitazione e di cura, che serve davvero alla sua salute. Ora confidiamo che questi tre mesi servano a risolvere definitivamente questo caso» ha detto ‘a caldo’ Paola Moschetti, compagna del marò accusato di aver ucciso due pescatori del posto.

In India, intanto, in attesa di un processo neppure istruito, è rimasto Salvatore Girone, diventato ufficialmente un “ostaggio”. A dirlo sono i media locali. Il quotidiano “The Economic Times”, infatti, citando fonti governative, aveva scritto –neppure tanto velatamente- che  «la presenza di Girone a New Delhi è l'unica garanzia per il ritorno di Latorre». Ergo: per questo motivo al fuciliere non sarebbe stato concesso di poter trascorrere il Natale in patria, con la sua famiglia, così come accaduto l'anno prima. 

La notizia, seppur positiva per il fuciliere pugliese, fa gioire solo a metà. Basti pensare che il calvario, iniziato quel maledettissimo 15 febbraio 2012, si protrae ormai da quasi tre anni. Troppi. Non solo, a distanza di così tanto tempo si discute ancora se l’incidente tra la nave mercantile Enrica Lexie e il peschereccio Sant’Anthony sia avvenuto o meno in acque internazionali o se l’India abbia o meno giurisdizione sul caso.  E che dire del dialogo avviato tra i due Paesi finito, per l’ennesima volta, in un vicolo cieco?  Sempre secondo l’Economic Times sembra, infatti, che «il governo italiano abbia offerto pubbliche scuse, attraverso il suo ambasciatore, per la morte dei due pescatori indiani, avanzando un “pacchetto” di risarcimento per le famiglie delle vittime in cambio di un processo in Italia per i marò», ma se davvero così fosse non significherebbe ammettere a testa bassa la colpevolezza di Girone e Latorre quando i due hanno sempre dichiarato di aver sparato solo dei colpi di avvertimento in aria? E non ci fu già un’intesa informale firmata davanti all’Alta Corte del Kerala, che prevedeva una donazione ‘ex gratia’ di 10 milioni di rupie, circa 150mila euro, per ciascuna famiglia da parte del nostro Paese? A cosa servì se siamo punto e a capo?

Si potrebbe continuare all’infinito appellandosi all’immunità funzionale di cui dovrebbero godere i militari in missione o sulle lungaggini della giustizia visto che dopo tre anni non è stato ancora formulato un capo d'accusa.

E anche togliendo tutto questo, resta il problema principale: l’atteggiamento – a tratti incomprensibile– del Governo Italiano. Pare, infatti, che al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il 22 dicembre scorso, sia stato negato il permesso di sorvolo dello spazio aereo indiano: dopo la visita in Afghanistan, la Pinotti avrebbe voluto incontrare Girone, ma gli indiani risposero no perché l'ambasciatore era stato richiamato a Roma per consultazioni. Fino a quando incasseremo senza replicare?