
Ci sarebbe un indagato nell’inchiesta sulla morte di Dalila Coluccia, la 22enne di Cerfignano deceduta dopo il rave-party. Si tratterebbe di un uomo di 32 anni, originario di Minervino di Lecce.
Svolta nell’inchiesta sulla morte di Dalila Coluccia, la 22enne di Cerfignano deceduta il 17 ottobre scorso, quattro giorni dopo quel rave-party a cui aveva partecipato, in una masseria abbandonata, in località Pozzo Antico, sulla strada che conduce alla marina di Torre Chianca. Un nome, infatti, figurerebbe nel registro degli indagati: si tratterebbe di un 32enne originario di Minervino di Lecce, amico della ragazza. L’accusa è quella di cessione di sostanze stupefacenti. Lunedì scorso l’uomo, difeso dall'avvocato Andrea De Luca, sarebbe stato convocato per un formale interrogatorio, ma si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Pubblico Ministero, titolare del fascicolo.
Secondo quanto ricostruito, i due si sarebbero recati insieme al raduno non autorizzato nel casolare alla periferia di Lecce. Tuttavia i contorni della vicenda restano ancora poco chiari. Quel che è certo è che Dalila, alle prime luci dell’alba, tra decine di persone che continuavano a ballare al ritmo di una musica assordante, si accasciò per terra priva di conoscenza. Trasportata d’urgenza nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, restò in coma per quattro giorni prima del decesso.
La Procura, che aveva aperto un fascicolo con l’ipotesi di morte come conseguenza di altro reato e cessione di sostanze stupefacenti, contesta al 32enne solo il secondo reato. Il ragazzo avrebbe, inoltre, precedenti segnalazioni per cessione di stupefacenti di tipo marijuana La prima ipotesi, invece, resta tutt’ora a carico di ignoti.