‘Nessuna responsabilità del Sindaco’: le motivazioni d’Appello sulla morte dell’avvocato nel sottopasso

Nelle 37 pagine di motivazioni della sentenza d’Appello, si spiega come vada ‘esclusa una responsabilità per omessa vigilianza’ da parte del Sindaco di Lecce, Paolo Perrone, in merito alla vicenda della morte di un avvocato nel sottopasso.

"Va esclusa una responsabilità per omessa vigilanza …..gli obblighi di controllo sulla fonte del rischio spettano in via esclusiva al Dirigente Responsabile del corrispondente servizio tecnico". Il relatore Eva Toscani, nelle 37 pagine di motivazioni della sentenza di Appello, "scagiona" con queste parole il Sindaco di Lecce Paolo Perrone. Inoltre, il giudice afferma che "Anche ove il Sindaco avesse avuto conoscenza del precedente allagamento del sottopasso del mese di aprile, nel senso di predisporre soluzioni precauzionali finalizzate ad evitare il rischio del rinnovarsi dell'infausto evento, non incombeva su di lui alcun obbligo di attivarsi, non rinvenendosi atti di sua competenza che egli abbia omesso di adottare".
Invece, secondo la de.ssa Toscani, l'architetto Branca in qualità di Responsabile dell'ufficio Tecnico,"Venuta a conoscenza della pericolosità della circolazione stradale nel sottopasso in caso di pioggia, avrebbe dovuto in primo luogo disporre che tale pericolo fosse segnalato agli utenti e poi eventualmente disporre la chiusura precauzionale del sottovia al traffico". Riguarda ad Urso infine, il giudice ritiene che "risulta difficile ipotizzare un favoreggiamento che sia genericamente rivolto a beneficio di non meglio identificati responsabili dell'Amministrazione Comunale o che abbia agito nell'interesse del Sindaco , perché il corpo da lui stesso comandato era alle dipendenze di quest'ultimo".

Invece, il giudice sostiene che, a prescindere dalle singole eventuali responsabilità che "l'allargamento del sottopasso era un evento assolutamente prevedibile e ciò ha incontrovertibilmente cagionato la morte di Andrea Carlo De Pace " .
Ricordiamo che il 25 novembre scorso. I giudici della Corte di Appello (Presidente Vincenzo Scardia, a latere Eva Toscani e Carlo Errico) hanno assolto il Sindaco di Lecce Paolo Perrone "per non aver commesso il fatto". È dunque "caduta" l'accusa di omicidio colposo, per la morte dell’avvocato Carlo De Pace avvenuta nel sottopassaggio di viale Leopardi, il 21 giugno 2009. Già nella mattinata, il sostituto procuratore generale Giampiero Nascimbeni aveva invocato l'assoluzione di Perrone.

Al termine del processo di primo grado innanzi al giudice monocratico Silvia Minerva, invece, il primo cittadino venne condannato a dieci mesi di reclusione (pena sospesa subordinata all’immediato versamento di una provvisionale da 30.000 euro alle parti civili). Paolo Perrone è assistito dagli avvocati Pasquale Corleto e Andrea Sambati. Sentenza di assoluzione anche per Raffaele Urso, ex comandante della polizia municipale, al quale veniva contestato il reato di favoreggiamento, "perché il fatto non sussiste". La Corte di Appello ha invece confermato la condanna per Claudia Branca, Dirigente dell’ufficio tecnico (dieci mesi in primo grado). L'imputata è assistita dagli avvocati Giuseppe e Pasquale Corleto.

Secondo l’ipotesi accusatoria, sostenuta in primo grado dal pm Paola Guglielmi, il sindaco e il dirigente comunale non avrebbero garantito le condizioni di sicurezza della viabilità nella città di Lecce. L’intasamento di una parte della fognatura, in un giorno di piogge intense, avrebbe poi determinato l’allagamento del sottopasso, nel quale restò incastrata l’auto dell’avvocato Carlo De Pace, 81 anni di Lecce, che morì annegato.

I familiari della vittima si erano costituiti parte civile con gli avvocati Silvio Verri e Donato Muschio Schiavone e sono stati già risarciti.



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