Omicidio Copertino, ex carabiniere freddato a colpi di fucile, chiusa l’inchiesta. Indagato il padre della ex compagna

Michele Aportone, 70enne di San Donaci, risulta indagato per omicidio. La Procura ha, invece, chiesto l’archiviazione per la moglie Rossella Manieri, 62enne originaria di Copertino

La Procura chiude le indagini sull’omicidio di Silvano Nestola, l’ex carabiniere freddato con quattro colpi di fucile, dinanzi al figlio. L’avviso di conclusione porta la firma dei pubblici ministeri Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina. Risulta indagato Michele Aportone, 70enne di San Donaci, il padre della ex compagna di Nestola, con le accuse omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili e detenzione illegale di arma da fuoco.

La Procura ha, invece, chiesto l’archiviazione per Rossella Manieri, 62enne originaria di Copertino, moglie di Aportone, difesa dall’avvocato Francesca Conte. La donna era stata inizialmente iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio, in concorso con il marito. Nel corso delle indagini, non sono stati però rinvenuti elementi per sostenere l’accusa in giudizio. Adesso l’ultima parola spetterà al gip che dovrà stabilire se accogliere l’istanza della Procura.

Michele Aportone, difeso dall’avvocato Francesca Conte, potrà chiede di essere interrogato o produrre memorie difensive nei prossimi venti giorni.

Le indagini

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini condotte dai Carabineri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Lecce, Silvano Nestola dopo essersi separato dalla moglie aveva iniziato dall’estate scorsa una relazione con la figlia di Michele Apprtone (anch’ella separata). Tale rapporto non era visto di buon grado ed era fortemente osteggiato da Aportone e da sua moglie, che vedevano in Silvano il responsabile della separazione della figlia dal marito.

A quel punto, Michele Aportone avrebbe premeditato l’omicidio, come sostenuto dai pm: “non approvando la relazione sentimentale tra la vittima e la figlia trentaseienne”.

A corroborare i riscontri dei carabinieri, le immagini di un sistema di videosorveglianza installato in una zona non distante dall’area sosta camper (di cui Michele Aportone risulta titolare) che ritraggono l’uomo a bordo del suo Fiat Ducato alle ore 19.30 circa del 3 maggio, giorno in cui viene ucciso Silvano Nestola. Il 70enne esce per raggiungere l’abitazione di Copertino. Le immagini, successivamente, lo riprenderanno anche al rientro in quella stessa area camper alle ore 22.30 circa, evidentemente dopo aver consumato l’omicidio.

Per i militari dell’Arma, Aportone non avrebbe compiuto il tragitto verso casa della sorella dell’uomo che aveva intenzione di uccidere a bordo sempre del furgone. Le risultanze investigative avrebbero evidenziato come ad un certo punto, dopo aver lasciato il furgone nei pressi di una carrozzeria di Leverano, l’uomo aveva proseguito il percorso a bordo di un ciclomotore che evidentemente aveva dapprima caricato sullo stesso mezzo.

L’arresto e il Riesame

Ricordiamo che Michele Apportone venne arrestato il 24 novembre scorso dai Carabinieri su ordinanza a firma del gip Sergio Tosi. Nei giorni precedenti, un vizio procedurale rilevato dal Riesame aveva annullato l’ordinanza del 29 ottobre e restituito la libertà al padre della ex compagna del maresciallo. In seguito, il Tribunale del Riesame ha confermato l’arresto e la misura del carcere.

“Michele Aportone è colui che ha posto in essere l’assassinio del povero Silvano Nestola“. Non usa mezzi termini il giudice Giovanni Gallo, relatore del provvedimento.

E aggiunge che: “La vita del povero Silvano Nestola, persona che non aveva mai visto o conosciuto Michele Aportone, viene così spezzata senza nessun reale motivo, in una serata normale, dopo che lo stesso aveva cenato in compagnia dei suoi affetti, mentre sta tornando a casa in compagnia del suo piccolo figlio, verso il quale indirizzerà le sue ultime parole di protezione (intimandogli di scappare)”.

Apprtone, come sostenuto dalla Procura, si sarebbe appostato armato tra la vegetazione nei presso dell’abitazione della sorella di Nestola. E lo avrebbe attinto, uccidendolo con quattro colpi di fucile, al fianco destro, all’addome ed alla spalla ( come confermato dall’autopsia del medico legale Roberto Vaglio), dinanzi al figlio.