Sarebbero responsabili della morte dell’operaio di Copertino, Maurizio Barbarossa, deceduto il 3 giugno di un anno fa in un cantiere della zona industriale di Lecce. È quanto ipotizza la Procura del capoluogo salentino, che in queste ore ha notificato la chiusura dell'inchiesta, agli indagati, che potranno adesso chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive.
Il sostituto procuratore, Paola Guglielmi ha iscritto nel registro degli indagati tre persone, con le accuse di omicidio colposo e inosservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro. Si tratta di Massimo Leo, 49 enne, in qualità di legale rappresentante della Leo Costruzioni Spa e di Elio Leo, 51 anni, nello stesso ruolo, ma della ASTRA srl. I due fratelli Leo, entrambi di Lequile, sono difesi dall'avvocato Luigi Covella.
L'altro indagato è Antonio Rinaldi, 55 anni di Lecce, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza, sia per la fase di progettazione che per quella di esecuzione, difeso dall'avvocato Pietro Quinto. La famiglia di Barbarossa è assistita dagli avvocati Stefano Chiriatti e Anna Inguscio.
Maurizio Barbarossa stava lavorando nel cantiere di un opificio industriale (appaltato dalla Leo e subappaltato dall'ASTRA). L'operaio era impiegato nella realizzazione di travi a sbalzo, come appoggio per la successiva messa in opera del solaio. Barbarossa lavorava sull'ultimo ponteggio, quello collocato più in alto sull'impalcatura. Udendo degli scricchiolii, provenienti dall'armatura di sostegno, assieme a due colleghi, decise di scendere e di recarsi nella parte interna del fabbricato, ma tentando di salire sull'impalcato della cassaforma (un contenitore del calcestruzzo, che sarebbe stato collegato all'impalcatura in maniera inadeguata e non in grado, dunque, di reggere le operazioni di getto del calcestruzzo) sarebbe stato investito dal crollo dell’impalcatura. Il corpo oramai privo di vita di Barbarossa fu ritrovato ai piedi del muro perimetrale interno e affianco ad esso, l’impalcatura del fabbricato terminata al suolo.
Barbarossa avrebbe riportato un "violento trauma compressivo del torace e dell'addome", diverse fratture costali e varie lesioni mortali degli organi vitali.
Le indagini, disposte dal sostituto procuratore Paola Guglielmi, si basarono, anzitutto, sugli accertamenti eseguiti dagli Ispettori dello Spesal e su di una consulenza tecnica dell’ingegnere Antonio Vernaleone al fine di chiarire l'esatta dinamica dell’incidente. Quest'ultimo rilevò presunte responsabilità degli indagati, affermando “tanto il datore di lavoro quanto il direttore dei lavori, prima di avviare i lavori, dovevano assicurarsi che un tecnico abilitato avesse eseguito una corretta analisi della struttura da realizzare ed avesse impartito precise disposizioni sia sulle caratteristiche della struttura sia sugli accorgimenti organizzativi”.
