Presunta truffa ai danni dell’INPS, in Appello prescrizione del reato per Ernesto e Gabriele Abaterusso

La Corte, dunque, “ribalta” la sentenza di condanna in primo grado emessa dal tribunale monocratico, che aveva inflitto 1 anno e 6 mesi per ciascuno. I fatti risalirebbero al periodo intercorso tra luglio e settembre 2007

Erano accusati di un raggiro di migliaia di euro ai danni dell’INPS ed è intervenuta la prescrizione del reato per Ernesto Abaterusso e suo figlio Gabriele, al termine del processo di Appello. La Corte (Presidente Pietro Baffa, a latere Eva Toscani, relatore a Carlo Errico), dunque, “ribalta” la sentenza di condanna in primo grado emessa dal tribunale monocratico. Entrambi rispondevano dell’accusa di truffa con l’aggravante di essere stata commessa ai danni di un ente pubblico.

Il procuratore aggiunto Ennio Cillo, nella mattinata di oggi, ha chiesto la condanna degli imputati, ma anche una parziale prescrizione del reato. Invece, il collegio difensivo ha invocato l’assoluzione nel merito per l’inutilizzabilità delle dichiarazioni dei lavoratori ascoltati ed in subordine la prescrizione del reato per tutti gli episodi contestati.

I due imputati sono assistiti dagli avvocati Giancarlo Zompì e Michele Laforgia del Foro di Bari. Invece, l’INPS si è costituita parte civile.

Il processo di primo grado

Il processo di primo grado era stato molto articolato. Il giudice Maria Pia Verderosa aveva inflitto 1 anno e 6 mesi per ciascuno, per Gabriele ed Ernesto Abaterusso (sospensione della pena e “non menzione nel casellario giudiziario”). Non solo, anche il risarcimento del danno e una provvisionale di 300mila euro in favore dell’Ente, difeso dall’avvocato Vincenzo Di Maggio.

Il vpo d’udienza Antonio Paladini nella discussione tenutasi in aula il 25 gennaio scorso, ha chiesto l’assoluzione per entrambi, dopo l’ascolto di un funzionario dell’INPS (su richiesta della difesa, all’epoca rappresentata dall’avvocato Fritz Massa). Invece, nel novembre del 2015, la pubblica accusa aveva invocato una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno.

La tesi della Pubblica Accusa

I fatti risalirebbero al periodo intercorso tra luglio e settembre 2007, quando il 60enne Ernesto Abaterusso ed il figlio 35enne, Gabriele Abaterusso, erano gli amministratori “di fatto” del “Calzaturificio Vereto srl” con sede a Morciano di Leuca, nonché della Gea srl collocata a Gagliano del Capo.

Secondo l’accusa, la presunta truffa avrebbe fruttato complessivamente una somma di circa 500mila euro. Difatti, in data 11 novembre del 2005, sarebbe risultata sospesa l’attività del “Calzaturificio Vereto”, ma appena tre giorni dopo, avrebbe cominciato ad operare la Gea, servendosi degli stessi macchinari e del medesimo personale. Sarebbero stati così messi in mobilità 40 lavoratori dipendenti e soprattutto, Ernesto Abaterusso e suo figlio Gabriele avrebbero falsamente dichiarato all’INPS una sospensione dell’attività lavorativa, indicando i periodi per ciascun lavoratore, e “l’avvenuta anticipazione del trattamento di integrazione salariale”. In realtà, sosteneva il pm, l’azienda andava avanti avvalendosi del personale falsamente dichiarato “in cassa integrazione”. Così facendo, essi avrebbero indotto in errore l’INPS, ottenendo il “riconoscimento della cassa integrazione guadagni”. I due amministratori, dunque, avrebbero poi portato “a conguaglio” tale somma, grazie ai “contributi” risultanti dalle dichiarazioni relative ai periodi paga in questione. Dunque, secondo l’accusa, i lavoratori sarebbero stati impiegati “in nero” senza ottenere la retribuzione della cassa integrazione, falsamente dichiarata.

L’altro processo

Ricordiamo inoltre, che nel dicembre prossimo si svolgerà un nuovo processo di Appello, per Gabriele Abaterusso, in merito al crack finanziario del “Calzaturificio Vereto srl”.

In primo grado, gli erano stati inflitti due anni di reclusione (pena sospesa). Il 35enne era stato riconosciuto colpevole del reato di “bancarotta per distrazione”. I giudici di Appello, successivamente confermarono la sentenza. Proprio per questa ragione,  Gabriele Abaterussonon si candidò alle elezioni regionali del 2015 ed al suo posto si presentò nelle liste del Pd, il padre Ernesto, così come fortemente voluto dall’attuale Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano.

La sentenza di Appello fu poi annullata con rinvio dalla Cassazione. Dunque, il processo di secondo grado dovrà celebrarsi di fronte ad una Corte in diversa composizione.



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