Una vicenda che destò scandalo e indignazione nell'ambiente universitario, per sua vocazione luogo deputato unicamente allo studio ed alla ricerca, ponendo degli interrogativi sull'esercizio trasparente del potere. Alti rappresentanti dell'Ateneo Salentino, tra cui l'ex Rettore Oronzo Limone e alcuni suoi uomini di fiducia, secondo l'accusa, avrebbero utilizzato fondi dell'Università per spese personali. Nelle scorse ore, è arrivata la sentenza della Cassazione che in alcuni casi, ha rinviato gli atti alla Corte di Appello per la riformulazione della pena.
Gli "ermellini" hanno annullato con rinvio l'accusa di peculato in relazione a due episodi ( bisognerà ridiscuterne in Appello), poiché i ricorsi sono stati rigettati; mentre per l'altro, è stato disposto l'annullamento senza rinvio. Il primo riguarda la cena del 3 marzo 2007 in cui Limone e Madonna dichiararono di aver cenato con un parlamentare salentino e l'episodio relativo al viaggio a Bologna dell'ex Rettore per incontrare il "collega" di Bologna. Annullato poi, sempre con rinvio ma per difetto di motivazione , il capo di accusa relativo all'acquisto di un telefono cellulare da parte dell'ex Rettore. L'annullamento senza rinvio riguarda invece l'altra cena del 30 marzo del 2007 a cui erano presenti Limone , Madonna ed altre dieci persone. Infine, altri due episodi di peculato( uno riguarda l'acquisto di un televisore al plasma) sono stati riqualificati in "truffa" ed è così "scattata" la prescrizione. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Andrea Sambati, Lugi Covella e il professore Enzo Muschio. L'Unisalento dal professore Giulio De Simone.
Ricordiamo che il 28 febbraio dello scorso anno, i giudici della Corte di Appello, confermarono nei confronti dell'ex rettore dell'Università del Salento Oronzo Limone, difeso all'epoca dal compianto avvocato Angelo Pallara la pena maturata in primo grado, così come, per Gianfranco Madonna, già capo di gabinetto dell'allora rettore. Nel processo di primo grado, celebratosi nel giugno 2012, in cui l'Università del Salento si era costituita parte civile (difesa dal professore Luigi De Simone), i giudici della seconda sezione penale, presieduta allora dal dr. Roberto Tanisi, al termine di una camera consiglio di circa sette ore, condannarono sei imputati, tra i nove citati a giudizio, chiedendo una pena complessiva di più di dieci anni (a fronte di richieste più pesanti del PM Marco D'Agostino).
Nello specifico, la sentenza di primo grado emise la condanna: a tre anni e nove mesi per l'ex magnifico rettore Oronzo Limone per peculato; la condanna a 4 anni per Gianfranco Madonna, ex capo di gabinetto dell'allora Rettore. Il collegio emise anche la richiesta di due anni e tre mesi per il funzionario dell'Università Andrea Pasquino (abbassata leggermente in appello); a due anni per Massimo Leone titolare di un negozio di elettronica e fornitore dell'Università (confermata anch'essa); a quattro mesi per l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune di Lecce Raffaele Attisani (andata prescritta). I giudici chiesero, invece, l'assoluzione per Pierpaolo Limone (figlio dell'ex Rettore), Luca Pasquino, Luigi Carità e Gaetano Carrozzo. Queste posizioni sono rimaste invariate in appello.
