Peculato, confermata in appello la condanna per l’ex Rettore Oronzo Limone

È arrivata a tarda notte, la decisione dei giudici della Corte di Appello di Lecce che hanno confermato la condanna a tre anni e nove mesi per Oronzo Limone, accusato di peculato, quando era Rettore dell’Università del Salento.

Un processo che ha coinvolto alti rappresentanti del mondo dell'Università e della politica, ponendo degli interrogativi sull'esercizio trasparente del potere, e che ha avuto diverse conferme, anche nella sentenza di appello. A tarda notte, i giudici della Corte di Appello, presieduta dal dr. Vincenzo Scardia, giudici a latere Nicola Lariccia e Patrizia Ingrascì, hanno confermato nei confronti dell'ex rettore dell'Università del Salento, Oronzo Limone, difeso dall'avvocato Angelo Pallara, la pena in primo grado, così come, per Gianfranco Madonna, già capo di gabinetto dell'allora rettore, difensore Luigi Covella.

Gli avvocati degli imputati, prima della Camera di Consiglio, avevano chiesto l'assoluzione per i loro assistiti, "smontando" l'impianto accusatorio costituito dalle intercettazioni, alla presenza del procuratore generale Nicola D’Amato, in sostituzione del pubblico ministero Marco d'Agostino, titolare dell'inchiesta ed ora in servizio presso la Procura di Trani.

Nel processo di primo grado, celebratosi nel giugno 2012, in cui l'Università del Salento si era costituita parte civile (difesa dal professore Luigi De Simone), i giudici della seconda sezione penale, presieduta allora dal dr. Roberto Tanisi, al termine di una camera consiglio di circa sette ore, condannarono sei imputati, tra i nove citati a giudizio, chiedendo una pena complessiva di più di dieci anni (a fronte di richieste più pesanti del PM).
 
Nello specifico, la sentenza di primo grado emise la condanna: a tre anni e nove mesi per l'ex magnifico rettore Oronzo Limone per peculato; la condanna a 4 anni per Gianfranco Madonna, ex capo di gabinetto dell'allora Rettore. Il collegio emise anche la richiesta di due anni e tre mesi per il funzionario dell'Università Andrea Pasquino (abbassata leggermente in appello); a due anni per Massimo Leone titolare di un negozio di elettronica e fornitore dell'Università (confermata anch'essa); a quattro mesi per l’ex dirigente del settore urbanistica del Comune di Lecce Raffaele Attisani (andata prescritta). I giudici chiesero, invece, l'assoluzione per Pierpaolo Limone (figlio dell'ex Rettore), Luca Pasquino, Luigi Carità e Gaetano Carrozzo. Queste posizioni sono rimaste invariate in appello.
 
Gli episodi contestati all'ex rettore riguardavano delle presunte spese personali sostenute con i soldi dell'Università (un viaggio a Bologna, due costose cene, l'acquisto di un maxi schermo, un impianto audio e un telefono cellulare per la badante della madre). Secondo l'accusa, tra queste "spese pazze" ci sarebbe stata anche la ristrutturazione della casa del figlio Pierpaolo nel centro storico di Lecce (tesi che non ha trovato però riscontro nel processo).
 
Ora si attendono le motivazioni della sentenza e le eventuali iniziative dei difensori.

di Angelo Centonze



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