
La Procura chiede l’ascolto in aula del collaboratore di giustizia Tommaso Montedoro, nel processo sui presunti illeciti per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, del maggio 2014.
L’istanza è stata avanzata in mattinata dal pm Carmen Ruggiero, dinanzi ai giudici della Prima Sezione Collegiale (presidente Roberto Tanisi).
Ricordiamo che nel corso della prima udienza preliminare, il gup Vincenzo Brancato aveva rigettato la richiesta della Procura, di acquisire il verbale completo del collaboratore.
Il pentito Montedoro, nei mesi scorsi, ha riferito agli inquirenti, di un incontro avvenuto a Casarano con il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, imputato nel processo, poiché all’epoca dei fatti, era socio ed amministratore di fatto della banca.
Il motivo di quest’appuntamento? Un presunto prestito bancario per l’apertura di un centro commerciale nel Basso Salento, in cambio dell’appoggio in campagna elettorale.
In realtà, come riferito dallo stesso pentito, dell’affare non se ne fece niente, perché nel frattempo venne arrestato.
Il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta ha sempre smentito categoricamente di avere conosciuto e addirittura incontrato, Tommaso Montedoro.
Ricordiamo, inoltre che, nel corso della prima udienza preliminare, il gup Vincenzo Brancato (successivamente “ricusato”) aveva rigettato la richiesta della Procura, di acquisire il verbale completo del collaboratore di giustizia.
La Procura ha anche chiesto di ascoltare altri testimoni, tra cui il senatore della Lega Roberto Marti (non è imputato), all’epoca dei fatti socio della banca. L’ex Consigliere regionale, come altri, dovrà riferire quanto in sua conoscenza, in merito ai fatti.
La difesa ha chiesto a sua volta di ascoltare in aula, i propri testimoni.
Il collegio giudicante, ad ogni modo, si è riservato su tutte le questioni e si esprimerà nell’udienza del 9 dicembre.
Gli imputati
Al sindaco di Carmiano viene contestato dalla Procura, tra le altre cose, di aver favorito il fratello Dino per ottenere la presidenza a scapito dell’altro concorrente Giulio Ferrieri Caputi. In che modo? Anche attraverso svariate false autenticazioni delle firme dei soci per votare per la lista capeggiata da Dino Mazzotta.
Occorre però sottolineare che, al termine dell’udienza preliminare, il gup Sergio Tosi ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, nei confronti di Giancarlo Mazzotta e altri, per il reato di “illecita influenza sull’assemblea”.
Sul banco degli imputati, oltre al “primo cittadino” di Carmiano, compaiono: Ennio Capozza, 62 anni di Lecce, nelle vesti di visurista a contratto per la banca, direttore di filiale; Luciano Gallo, 50 anni di Martano; Saulle Politi, 46 anni di Monteroni; Giovanni Mazzotta, 53 anni di Monteroni, detto Gianni Conad e Maria Grazia Taurino, 53 anni di Carmiano, addetta ai mutui. Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata e consumata, violenza privata, tentata concussione.
I fatti contestati (fino al 2014), occorre ricordare, si riferiscono al vecchio consiglio di amministrazione della banca.
Il collegio difensivo
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Pantaleo Cannolletta, Andrea Sambati, Francesco Paolo Sisto, Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Carlo Sariconi, Laura Minosi, Ladislao Massari, Paolo Pepe, Antonio Savoia, Paolo Spalluto.
Inoltre, si sono già costituiti parte civile: l’ex deputato di Alleanza Nazionale Achille Villani Miglietta, assistito dall’avvocato Carlo Gervasi e Giulio Ferrieri Caputi, il competitor di Dino Mazzotta per ottenere, all’epoca dei fatti, la Presidenza della banca.