L’operazione, denominata “Barbapapà”, è stata eseguita all’alba odierna. I militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Gallipoli annunciano, infatti, d’aver catturato Marco Barba, 43enne, detto “Tannatu”, considerato dai militari elemento di spicco della Sacra Corona Unita nella sua articolazione territoriale, il clan “Padovano”. L‛ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita presso l’abitazione dell’odierno indagato, è stata emessa dal G.I.P. Dott.ssa Simona Panzera sulla scorta delle richieste della Direzione Distrettuale Antimafia nella persona del Sostituto Procuratore, Dott. Alessio Coccioli, che ha coordinato le investigazioni.
Tutto è cominciato dalla denuncia di Sandro Quintana, consigliere di minoranza del Comune di Gallipoli, con un passato – dal 2009 al 2014 – di consigliere provinciale e comproprietario del ristorante “Mare Chiaro”, sito nel centro storico della “Città bella”. Nella fattispecie, Quintana ed altri dipendenti dell’esercizio commerciale – nel periodo compreso tra agosto e settembre 2016 – sono stati vittime di continue e reiterate minacce concretate, con il passare del tempo, in veri e propri atti persecutori (così da integrare il delitto di stalking). Azioni tali da provocare un perdurante e grave stato di ansia, prostrazione e timore per la propria incolumità, con una contestuale costrizione a modificare le rispettive abitudini di vita. Sintomatica è la reazione dei denuncianti i quali, dinanzi l‛ennesima aggressione verbale, avevano addirittura rinunciato ad entrare in un locale.
Il movente alla base del gesto criminoso? Stando alle accuse è da imputare all’incapacità delle vittime di consentire, nel corso di più serate di fine estate, l‛ingresso gratis dell’odierno indagato nelle principali e più note discoteche gallipoline. Gli atti vessatori – specificano i militari – vanno dalle minacce verbali, dirette o telefoniche, una lettera manoscritta di Barba ed intimidazioni avvenute su Facebook.
Non sono mancati poi numerosi episodi in cui Barba non solo avrebbe mostrato alle parti offese una pistola – da lui portata liberamente per le strade cittadine –, ma anche inviato due proiettili cal.7,65 al solo fine di comprimere ulteriormente la loro libertà di autodeterminazione. In un tale contesto di condotte moleste e vessatorie, si inserisce dunque la richiesta rivolta a Quintana, a titolo di compendio estorsivo, di una somma di denaro per poter acquistare un furgone adibito al trasporto di prodotti ittici. Il monitoraggio dell’utenza telefonica intestata ed in uso a Marco Barba ha inoltre permesso di acclarare il potenziale bellico a sua disposizione.
I Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, nel corso di due perquisizioni datate 20 e 27 Settembre 2016, hanno rinvenuto rispettivamente due pistole con proiettili dello stesso calibro di quelli inviati alle vittime, e ben otto ordigni esplosivi artigianali di varie forme e dimensioni del peso complessivo di 3241 grammi, muniti di relativa miccia e confezionati con nastro isolante. La riconducibilità e detenzione dell’intero materiale – attualmente sottoposto a sequestro penale – sarebbe da attribuirsi in capo all’odierno indagato.
Non solo. Sempre secondo quanto comunicatoci dagli operatori, nonostante fosse ristretto agli arresti domiciliari si sarebbe reso altresì responsabile del delitto di danneggiamento, seguito da incendio, nei confronti di un’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione.
L‛inevitabile aggravamento della misura cautelare coercitiva in atto ha determinato la traduzione presso la Casa Circondariale di Lecce a carico di Barba, che adesso dovrà difendersi dalle accuse dei delitti di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materialeesplodente, nonché, da ultimo, di danneggiamento seguito da incendio.