Nonostante le ‘raccomandazioni’ continua ad essere uno dei tranelli più utilizzati per spillare soldi a ignari malcapitati. La «truffa dello specchietto» funziona perché fa leva sul senso di colpa degli automobilisti, convinti di aver provocato un incidente e sulla paura che una fesseria che si può risolvere nel giro di pochi minuti possa ingigantirsi e andare per le lunghe dopo la constatazione amichevole. In fondo, è più semplice risarcire la parte lesa per il danno con cento, massimo duecento euro che tirare in ballo l’assicurazione e veder lievitate la polizza.
Non è semplice capire che si tratta di un raggiro, che in torto è chi si finge disponibile a chiudere il disguido con una “sincera” stretta di mano e dei contanti. Quando si avverte ‘puzza di bruciato’ bisogna restare chiusi nella propria automobile, chiamare il 112 e, se possibile, segnare anche la targa dell’automobile del truffatore, ma – come detto – è più facile dire “non ci casco” che “cascarci”.
Lo dimostrano i casi che finiscono ad occupare le prime pagine dei giornali. L’ultimo, in ordine di tempo, è accaduto nelle scorse ore ad un cittadino di Diso. Il poveretto stava tranquillamente al volante della sua vettura quando è stato inseguito da alcuni sconosciuti che hanno fatto capire in tutti i modi di voler reclamato il risarcimento (fasullo) per lo specchietto che l’automobilista avrebbe rotto. Ma il guidatore non era uno sprovveduto. Non si è fermato, né ha abbassato i finestrini. Nel frattempo, sembra sia sopraggiunta una gazzella dei carabinieri e tanto è bastato ai malviventi per dileguarsi.
Anche in questo caso, il conducente preso di mira è stato “agganciato” lanciando un oggetto contro la carrozzeria (di solito si usa una piccola pallina che poi rotola via senza lasciare traccia). Il consiglio è uno: fate attenzione.
