Variante inglese, 7 casi confermati in Puglia. Lopalco: “Testare le persone in arrivo dalla GB ha dato i suoi risultati”

Sarebbero sette i casi positivi alla variante inglese scoperti tra i passeggeri arrivati in Puglia dalla Gran Bretagna. Ma non è l’unica trovata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata

Tra  colori, zone rosse, arancioni e gialle rinforzate, indice Rt e restrizioni necessarie per fermare la diffusione del virus, non si parla quasi più della variante inglese del Coronavirus che aveva fatto alzare il livello di guardia non tanto perché più pericolosa, quanto per la sua “contagiosità”, pare abbia una velocità di trasmissione del 70 per cento più alta. Da subito era partita la caccia ai positivi tra le persone rientrate dalla Gran Bretagna, anche in Puglia  le compagnie aeree avevano messo a disposizione la lista dei passeggeri atterrati per gli accertamenti del caso. Le “indagini” sono andate avanti e, ad oggi, come si legge in una nota sono 7 i casi individuati nella Regione, persone residenti in 5 delle 6 province pugliesi.

Così come accade con il contact-tracing, importante per trovare subito i contatti stretti dei positivi e frenare la diffusione del virus, spegnendo i potenziali focolai così segnalare e testare le persone provenienti dalla Gran Bretagna ha dato i suoi risultati, dal momento che – come ha spiegato l’assessore alla Sanità Pieluigi Lopalco –  sono stati identificati e isolati. «Un approccio al problema immediato e aggressivo – ha dichiarato l’epidemiologo – che sta dando i suoi frutti  e che ha permesso di tutelare i cittadini pugliesi, isolando immediatamente i pazienti risultati positivi alla variante inglese di Sars Cov 2».

Continua il sequenziamento genomico, trovata anche la variante spagnola

C’è anche un altro aspetto. Dopo aver isolato il virus corrispondente al ceppo con la variante inglese di Sars Cov 2, continua l’attività dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata nel sequenziamento genomico. Attività che ha permesso di ottenere i primi risultati relativi agli esami condotti sui pazienti di rientro dalla Gran Bretagna e risultati positivi al test Covid19.

«Al momento, nell’ambito dell’attività di tracciamento dei cittadini provenienti dal Regno Unito – ha spiegato Antonio Fasanella direttore generale dell’Istituto zooprofilattico – abbiamo ricevuto un totale di 26 campioni provenienti da 5 delle 6 province pugliesi. Per 17 di questi gli accertamenti sono stati completati, sia per la conferma diagnostica in RT PCR, per l’isolamento del virus in laboratorio e per il successivo sequenziamento genomico. Tre dei primi 17 campioni hanno dato esito negativo per ricerca del virus mediante RT PCR e pertanto non sono state eseguite ulteriori analisi. Sono in corso gli accertamenti per i successivi 9 campioni collegati ai rientri dalla Gran Bretagna e circa una quarantina di campioni provenienti dal territorio e che non hanno alcuna corrispondenza con la Gran Bretagna».

Complessivamente sono state determinate 14 sequenze genomiche da cui è stato possibile definire l’appartenenza delle varianti virali a 5 differenti lineage. Tra questi, la cosiddetta “variante inglese”, è stata identificata in 7 campioni di pazienti provenienti dalla Gran Bretagna.

Per quanto riguarda le altre varianti trovate abbiamo una variante, non dominante,  già trovata in Puglia e in Italia, la famosa variante spagnola dominante in gran parte della Puglia, Italia e Europa (questa variante, da noi definita sottovariante spagnola, è degna di nota in quanto è stata segnalata recentemente in un’unica occasione in Veneto) e una variante che ad oggi non risulta ancora rilevata in Italia.

«Fasanella ha  informato la Regione – ha concluso Lopalco –  che alcuni dati preliminari indicano che gli anticorpi che si sono sviluppati nei pazienti pugliesi colpiti dalla variante spagnola risultano protettivi anche nei confronti della variante inglese. È importante sottolineare che molti virus sono stati isolati in laboratorio e ora siamo in grado di farli replicare e produrli in grandi quantità per metterli a disposizione della comunità scientifica che studia questo virus».



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