Caso Velialpol, i due imprenditori e il commercialista patteggiano la pena per un’altra bancarotta

I tre indagati, occorre ricordare, sono stati attinti successivamente da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per il crac finanziario de “La Velialpol”. In mattinata, hanno fornito la propria versione dei fatti dinanzi al gip.

Caso Velialpol, i due imprenditori e il commercialista patteggiano la pena per un’altra bancarotta

I tre indagati, occorre ricordare, sono stati attinti successivamente da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, perPatteggiano la pena i tre indagati accusati del crac finanziario de “La Velialpol”, ma per il fallimento di un’altra società.

La sentenza è stata emessa la settimana scorsa dal gup Carlo Cazzella. In precedenza, il collegio difensivo ha “concordato” la pena con il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini.

Nello specifico, Giovanni Palma, 62enne di Veglie, ha patteggiato a 2 anni ed 8 mesi; Piero Palma, 58 anni, 1 anno e 6 mesi (consente la sospensione condizionale della stessa ) e Pasquale Pino, 58 anni, originario di Santa Cesarea Terme, a 2 anni e 4 mesi.

I fatti contestati risalirebbero, in questo caso, al 2010. I tre imputati rispondevano di bancarotta fraudolenta. Avrebbero “svuotato” la società, attraverso la distrazione di beni, servizi e personale,  all’indirizzo de “La Veliapol”.

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L’altra inchiesta e gli arresti

Gli stessi indagati, sono stati attinti nella giornata di martedì, da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, nonché dal provvedimento di sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale de”La Velialpol”, società salentina operante nel settore della vigilanza privata, dichiarata fallita nell’anno 2016 dal Tribunale di Lecce.

L’interrogatorio di garanzia, dinanzi al gip Simona Panzera, si è svolto nella mattinata di oggi e gli indagati hanno chiarito, per circa due ore, la loro posizione e fornito la propria versione dei fatti.
Piero Palma, assistito dall’avvocato Giuseppe Bonsegna, ha riferito di aver fatto parte dell’azienda, ma anche sottolineato che dopo il fallimento avrebbe lavorato altrove. Giovanni Palma, difeso dagli avvocati Antonio De Mauro e Claudio Di Candia ha invece riferito di aver rivestito all’interno dell’azienda il ruolo di direttore tecnico. Infine, il legale di Pasquale Pino, ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza e dunque la scarcerazione del commercialista. Il giudice si è riservato sulla decisione. Era presente anche il Pubblico Ministero Valeria Farina Valaori che su quest’ultima istanza non ha ancora espresso parere favorevole.

Gli approfondimenti investigativi eseguiti mediante l’analisi della documentazione aziendale, hanno fatto emergere come l’amministratore di fatto e quello di diritto della società fallita, avvalendosi della partecipazione attiva del depositario delle scritture contabili, avrebbero posto in essere condotte finalizzate a distrarre, mediante artifici contabili, rilevanti poste attive aziendali per circa 10 milioni di euro, procedendo anche all’occultamento di parte delle scritture contabili, in modo tale da rendere difficoltosa la ricostruzione degli affari della società.

Inoltre, al fine di proseguire l’attività aziendale, anche in epoca successiva alla dichiarazione di fallimento ed in frode ai creditori, avrebbero costituito una nuova società operante nel medesimo settore commerciale, ponendovi come legale rappresentante un loro ex dipendente, risultato essere un mero prestanome, cui trasferivano tutti i contratti di vigilanza in essere con i clienti, nonché l’intero compendio aziendale costituito da autovetture e beni immobili.



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