Avrebbe violentato una signora conosciuta poco tempo prima e nel rapporto sessuale la donna sarebbe persino rimasta ferita in varie parti del corpo. Il collegio della prima sezione penale (Presidente Francesca Mariano, a latere Sergio Tosi) ha condannato il 35enne di Vernole M.P. (queste le iniziali) a 5 anni ed 8 mesi per violenza sessuale e lesioni personali. Inoltre, i giudici hanno disposto un risarcimento di 30mila euro in favore della presunta vittima. La 43enne di Sannicola si è costituita parte civile con l'avvocato Enrico Massa.
La sentenza ha "ribaltato" quanto sostenuto dall'accusa. Infatti, durante la discussione in aula, il sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci aveva invocato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste". Il pm aveva sostenuto che non c'era prova certa delle accuse contestate all'imputato e le dichiarazioni della presunta vittima sarebbero contraddittorie. Anche l'avvocato Giuseppe Talò, difensore di M.P. aveva chiesto l'assoluzione, ma con formula piena. Il legale aveva sottolineato che la 43enne di Sannicola si sarebbe letteralmente inventata la violenza sessuale. La signora aveva lasciato il marito e voleva avere una relazione stabile con M.P. e lo avrebbe conosciuto, tramite il nuovo compagno di una sua amica. A dimostrazione di tale tesi difensiva, ci sarebbero agli atti una serie di registrazioni e telefonate tra la presunta vittima e l'imputato.
La 43enne di Sannicola era consenziente e sia l'appuntamento che il rapporto sessuale sarebbero stati "stabiliti" di comune accordo. Anche il referto medico, ritiene la difesa, che attesterebbe le violenze subite, non sarebbe una prova certa. La donna aveva un rapporto burrascoso con l'ex marito e potrebbe essere stato lui a picchiarla.
L'avvocato Talò ha già preannunciato che impugnerà la sentenza, dopo il deposito delle motivazioni (previsto entro 60 giorni), dichiarando che si è trattato di "una decisione inaccettabile ed inspiegabile e si confida che venga demolita in Appello".
Invece l'avvocato Massa, difensore di parte civile, attraverso una memoria difensiva ha sottolineato come la sua assistita non fosse d'accordo su quel tipo di rapporto e avesse cercato di fermare il 35enne durante l'impeto sessuale, a seguito del quale rimase ferita e contusa. A riprova di ciò, la donna avrebbe gridato aiuto, rivolgendosi al vicino di casa. Certamente, era sua intenzione "divertirsi" come manifestato attraverso la corrispondenza on line, ma la signora di Sannicola non era a conoscenza delle vere intenzioni dell'imputato. Inoltre, il legale ha sottolineato che il reato di violenza sessuale possa configurarsi anche in un rapporto tra conoscenti e non per forza di cose tra persone che non si conoscono affatto.
Le indagini presero il via proprio a seguito della denuncia della presunta vittima presso i carabinieri della Stazione di Alezio. In seguito, i militari denunciarono in stato di libertà M.P. La donna ha riferito di averlo conosciuto su Facebook tramite un'amica. Vi fu un primo incontro "tranquillo" e i due avrebbero trascorso la serata in pizzeria. Invece, il 27 giugno di cinque anni fa, in occasione di un secondo appuntamento, si sarebbero incontrati di comune accordo in casa di una sua amica. Quest'ultima aveva deciso di organizzare una "serata di sesso" (in stanze separate) con il proprio amante, invitando anche l'amica in compagnia di M.P. Fin da subito, però, il vernolese avrebbe manifestato la propria indole violenta. Dopo aver spogliato con forza la donna, l'avrebbe costretta a praticare sesso con modalità "sadomaso", nonostante i tentativi della 43enne di bloccare la sua furia. Alla fine dei vari tipi di atti "subiti", la vittima avrebbe rimediato: ecchimosi agli arti superiori, una contusione alla spalla destra e arti superiori, contusione spalla destra, contusioni ed al ginocchio, ecchimosi ed escoriazioni su entrambe le cosce e abrasioni nelle parti intime.
