Dal grigiore della Banca a ‘CanapaLandia’: il viaggio di Paparina

La storia di Tiziano e la sua decisione di ‘mollare tutto’ per trasferirsi su un’isola. L’ex impiegato, attualmente titolare di un hempshop, ci ha raccontato la sua avventura e ci ha svelato come funziona il mondo della Canapa alle Canarie.

Non sempre aver raggiunto l’indipendenza e la stabilità economica significa essere felici e lo sa bene Tiziano Giorgino che, proprio nel nome della felicità, ha lasciato un posto a tempo indeterminato in banca per ripartire da zero.

Quarantenne originario di Casarano, conosciutissimo dalla reggae community salentina grazie alla sua doppia vita: impiegato di giorno e Dj di notte. Il nostro Tiziano, infatti, è un maestro del vinile conosciuto dal pubblico come Paparina Silecta. Tutto scorre tranquillo fino al giorno in cui riceve una chiamata inattesa che gli cambia l’esistenza. In un’intervista telefonica abbiamo cercato di scoprire quali sono le ragioni che lo hanno spinto a partire.
 
Tiziano, come ti sei ritrovato alle Canarie?
 Il trasferiento alle Canarie è stato frutto del caso. Un giorno ricevetti una telefonata da un ragazzo salentino già stabilitosi a Gran Canaria, stava creando un’associazione il cui obiettivo era la coltivazione della Canapa. Scherzando mi offrì di aiutarlo e la mia battuta venne presa sul serio. Arrivò la proposta e nel giro di 15 giorni ero pronto per partire.

Ti sei trovato bene fin da subito?
Sembrava tutto perfetto ma la brutta sorpresa non tardò ad arrivare. Qui la coltivazione di Canapa  è concessa per uso personale  fino ad un massimo di due o tre piante. Le associazioni come quella di cui facevo parte aggirano il limite grazie alle deleghe agricole stipulate dai loro soci con uno o più coltivatori. Io ero uno di questi agricoltori e mi sento ingannato perchè mi persuasero a credere che tutta l’operazione fosse assolutamente legale. In realtà, nel mondo della Canapa alle Canarie, stabilire cosa è lecito e cosa non lo è  può essere difficile a causa del vuoto legislativo in materia. Io  comunque ebbi l’accortezza di svolgere il mio lavoro di coltivatore contabilizzando tutto e rispettando le regole che disciplinano l’uso personale, è stato grazie a questa mia perizia che ho evitato di passare dei guai.

Ma quindi queste associazioni eludono la legge?
Diciamo che molto spesso si configurano come vere aziende agricole.  Alcune contano migliaia e migliaia di soci e si coglie subito come in questi casi l’effettività della vita associativa possa venir meno. Queste realtà vengono a creare un vero e proprio mercato para-legale.  Indubbiamente queste associazioni, generando confusionel, creano un clima poco propenso alla liberalizzazione. C’è bisogno di cultura e di informazione, non di spintoni al sistema.

Che lavoro fai ora?
Dopo l’esperienza negativa con l’associazione ho abbandonato la coltivazione diretta ed ho rilevato un hempshop. Non trattiamo solo ciò che riguarda la pianta della Canapa ma cerchiamo anche di diffondere la filosofia che c’è dietro ai movimenti pro legalizzazione.

Cosa è cambiato di più nella tua vita da quando sei qui?
In Italia, lavorando in Banca, dovevo rapportarmi sempre con persone nervose mentre qui  la gente è sorridente e rilassata. La gioia delle persone intorno a me è la cosa che più apprezzo di questa mia nuova vita. Certamente prima le mie finanze erano più floride ma ho guadagnato in benessere, in fondo a me basta il mio mixer per essere felice!

Trovato l’amore alle canarie?
L’ho trovato e poi l’ho perso. Poi ne ho trovato un altro e l’ho perso nuovamente ma credo di averne trovato un altro ieri. Siamo su di un’ isola ed è tutto di passaggio, anche l’amore .

Un consiglio a chi sta pensando di cambiare la propria vita?
Intanto consiglio di provarci e di non lasciarsi scoraggiare dalle opinioni altrui. Quando stavo per partire la gente mi dava dello ‘stupido’ accusandomi di rinunciare ad un lavoro che molti altri avrebbero voluto avere, mi definivano ‘ingrato’. Bisognerebbe cambiare la mentalità secondo cui bisogna essere grati al proprio datore di lavoro perchè ogni dipendente genera la ricchezza del proprio capo ed è proprio quest’ultimo che dovrebbe essere riconoscente ai suoi subordinati, non il contrario! Non bisogna poi avere paura di perdere i propri beni materiali, come ti dicevo adesso ho meno soldi ma chi lo ha deciso che per stare bene sia necessario possedere tutto ciò che la società ci dice di avere?

Com’è l’Italia vista da lontano?
Da fuori si percepisce una situazione ben più critica di quello che i media nazionali mostrano. Fortunatamente vedo anche che i più giovani manifestano una sensibilità sociale sempre più forte, speriamo in un turnover generazionale!

Quella di Tiziano è insomma l’epopea di un uomo che ha fatto una cosa tanto semplice a dirsi quanto difficile a farsi: seguire il proprio istinto, alla ricerca della felicità. Una favola ricca di colpi di scena che ha sicuramente ancora tanti capitoli che attendono di essere scritti e che noi non vediamo l’ora di leggere.
 
di Armenia Cotardo
 



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