La Fase 2 dell’emergenza non è neppure iniziata che è già divenuta un caos. Dopo la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che annunciava il varo della nuova fase emergenziale a partire dal prossimo 4 maggio, in molti si sono detti delusi dalla poca elasticità. La linea del Governo è sempre stata quella della massima prudenza, ma molti governatori regionali hanno lamentato una scarsa elasticità di manovra dove il contagio da Covid-19 si è notevolmente attenuato.
E così molto regioni hanno deciso di forzare i tempi in alcuni settori: in Puglia, ad esempio, Michele Emiliano ha già dato il via libera a partire da oggi per la ristorazione d’asporto, la toelettatura di animali domestici, la pesca amatoriale, la manutenzione delle seconde case e la riapartura dei cimiteri.
Pur prevedendo la quarantena obbligatoria per chi rientra in regione da altre parti d’Italia, per il resto Emiliano ha anticipato tempi e modi della ripartenza. E come lui hanno fatto altri governatori, lanciando un guanto di sfida a Palazzo Chigi.
Boccia: “le Regioni si assumono la responsabilità”
A prendere atto di questa situazione ieri è stato il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia che però ha voluto precisare: “chi sbaglia si assumerà la responsabilità dell’aggravamento della condizione sanitaria del proprio territorio”. Per la serie: noi vi abbiamo avvertito.
Confortati da una diminuzione dei contagi, specialmente nel centro-sud, alcuni territori hanno di fatto accelerato la nuova fase, tant’è che anche il Governo pensa di riprendere in mano quell’ipotesi di riapertura differenziata per macroaree nazionali a partire dal 18 maggio, “a seconda della curva epidemiologica che ci sarà nei vari territori, regioni comprese”, spiga ancora Boccia.
Del resto i dati oggi sembrano dire questo: in Lombardia la discesa è ancora troppo lenta (ieri 869 nuovi casi positivi su 2.091 casi totali), mentre da Roma in giù i casi sono stati appena 190. Una differenza notevole sull’andamento del contagio e che, per molti, giustificherebbe una diversa regolamentazione della ripartenza.
Che fine ha fatto Immuni?
In molti, poi, si chiedono che fine abbia fatto “Immuni”, l’app di tracciamento ritenuta dagli esperti il principale strumento di prevenzione e di gestione di nuovi possibili focolai. Il Premier Conte non la nomina da diverso tempo, eppure sembrava tra le condizioni principali in vista della Fase 2.
Il coordinatore della task force Vittorio Colao ha spiegato: “arriverà entro fine maggio e sarà fondamentale che arrivi presto. Potrà servire se arriva in fretta e se la scarica la grande maggioranza degli italiani – ha spiegato al Corriere della Sera. È importante lanciarla entro la fine di maggio: se quest’estate l’avremo tutti o quasi, bene, altrimenti servirà a poco”.