Cuperlo, ‘Pd in Salute, ma non sottovalutiamo l’astensionismo’

Gianni Cuperlo, leader di ‘SinistraDem’, sarà a di Lecce in occasione dell’assemblea costitutiva di ‘SinistraDem Salento’. Il Coordinatore provinciale del movimento Giacomo Fronzi gli ha posto alcune domande in esclusiva per Leccenews24.

Ancora pochi giorni e sabato 10 gennaio, a partire dalle ore 17.30, presso il Grand’Hotel Tiziano e dei Congressi di Lecce si svolgerà l’assemblea costitutiva di ‘SinistraDem Salento’, il movimento che in provincia di Lecce ha visto i suoi natali alla fine di ottobre dopo che, il 4 dello stesso mese, si è celebrata nella città di Bologna l’Assemblea nazionale.

Un sodalizio politico-culturale impegnato a promuovere la cultura della libertà, dei diritti e della giustizia, della democrazia in ogni sua espressione quello di “SinistraDem” e al quale sul nostro territorio hanno aderito figure storiche della sinistra salentina, insieme a giovani, dirigenti e amministratori locali che hanno l’obiettivo di non disperdere un patrimonio di energie e di risorse, umane e intellettuali, che vivono ogni giorno dentro e fuori al Partito Democratico.

All’evento di sabato prenderà parte il fondatore e leader nazionale del movimento, Gianni Cuperlo, che prenderà la parola dopo l’introduzione del Coordinatore provinciale di “SinistraDem Salento”, Giacomo Fronzi che, in occasione dell’importante appuntamento congressuale, ha posto al dirigente nazionale del Pd alcune domande in esclusiva per Leccenews24.
 
 I risultati elettorali alle europee 2014 e gli esiti positivi delle regionali in Emilia e Calabria farebbero pensare a un Pd in ottima salute. È così?
Senza dubbio il 40,8% delle europee è stato un risultato straordinario, e persino storico. Le regionali in Emilia-Romagna e Calabria hanno visto due successi del centro-sinistra, e questo conta moltissimo. Ma sarebbe sbagliato sottovalutare il messaggio dell'astensionismo. Quando in una realtà come l'Emilia 700.000 elettori che avevano scelto il nostro partito a maggio decidono di non tornare alle urne a novembre ci si deve interrogare seriamente. Vedi, io capisco l’interesse per il dibattito interno al Pd ma resto convinto che per capire lo stato di salute di una grande forza della sinistra bisogna guardare alle condizioni materiali del paese. Agli indicatori della povertà e dei redditi. Alla condizione psicologica di milioni di famiglie giunte al settimo anno della crisi più grave della nostra storia. La sinistra ha un senso se è in grado di parlare e di rappresentare questa parte della società. Lo pensavo da ragazzo quando ho scelto la metà del campo dove stare e adesso che sono un uomo maturo ti confesso che non ho cambiato idea.
 
Come giudica i provvedimenti finora discussi e votati, in particolare quelli del Jobs Act, dell’Italicum e della Riforma costituzionale?
Sulla delega lavoro ho cercato di spiegare nelle sedi giuste, la direzione del mio partito e l'assemblea del gruppo parlamentare, le ragioni del mio dissenso. Credo che una riforma del mercato del lavoro sia necessaria perché abbiamo uno squilibrio storico della spesa per politiche attive, formazione e orientamento in primo luogo, e politiche passive, vale a dire ammortizzatori. La Germania spende ogni anno per le politiche per il lavoro 9 miliardi di euro, noi cinquecento milioni e qui sta la differenza. Nel Jobs Act ci sono aspetti positivi come l'estensione delle tutele e gli incentivi al contratto di lavoro a tempo indeterminato. Bisogna intervenire ancora sulle risorse che mancano e rimango dell'idea che sia stato un errore affrontare in quel modo le norme sul licenziamento. L'articolo 18 nei fatti non esisteva già più dopo la riforma Fornero di due anni fa. Avere inserito nel decreto di fine anno anche un riferimento ai licenziamenti collettivi non va nella direzione indicata dallo stesso governo. Spero che ci sarà modo di correggere quello che io continuo a ritenere un errore. Quanto alla legge elettorale credo si debba approvare nei tempi previsti ma correggendo il testo attuale su alcune questioni: eliminare le liste bloccate, anche nella soluzione parziale dei soli capolista, garantire l'effettivo equilibrio di genere nella rappresentanza parlamentare e agganciare l'entrata in vigore della nuova legge all'approvazione della riforma costituzionale dal momento che l'Italicum è previsto solamente per l'elezione della futura Camera dei deputati. Infine sulla riforma costituzionale sono state introdotte delle correzioni nel dibattito alla Camera, ma credo che alcune modifiche si debbano apportare anche nel corso del dibattito in Aula. Penso alla composizione del futuro Senato e alle funzioni che dovrà assolvere, penso al quorum richiesto per la dichiarazione dello stato di guerra. Penso anche all'ipotesi di rivedere l'intero assetto regionalista prendendo seriamente in considerazione le proposte avanzate di recente dei presidenti Zingaretti e Chiamparino.
 
Gennaio sarà un mese decisivo anche per via dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Crede potranno esserci problemi rispetto a questo appuntamento?
Spero di no. Sarebbe una sciagura per tutti se dovessimo riprodurre episodi e dinamiche di due anni fa. Credo che questo Parlamento debba dimostrare la maturità e la responsabilità per individuare, col massimo consenso possibile, una figura autorevole e prestigiosa in grado di assolvere a una funzione decisiva per l'equilibrio del nostro sistema democratico.
 
Quali condizioni potrebbero portarvi a non votare a favore del governo?
Ma questo è il nostro governo. Il mio problema non è trovare le ragioni per oppormi alle sue decisioni o alle sue riforme. Io voglio impegnarmi per migliorare quelle decisioni e rendere quelle riforme più incisive. Quello che non accetto è una logica del "prendere o lasciare" dove ogni rilievo critico, ogni proposta, viene liquidata come una volontà di immobilismo. Chi dirige un partito come il nostro, chi guida il paese, deve avere la capacità di unire e non deve mai lavorare per dividere.
 
Il duro confronto che c’è stato nell’ultima Assemblea nazionale del partito è sembrato a qualcuno l’inizio di un nuovo percorso. È così?
Per la verità, ripensando alle premesse dei giorni precedenti, il confronto in quell'assemblea è stato molto più pacato e responsabile. Io, al pari di altri, sono intervenuto e ho segnalato alcune questioni che mi sembravano e mi sembrano tuttora molto urgenti e che hanno a che fare con la qualità della nostra iniziativa politica e di governo. Quando si discute è più facile capirsi. Quando un partito discute, quel partito è vivo. L'omologazione del pensiero non produce mai grandi passi in avanti.
 
Come pensa che si possa collocare l’impegno di SinistraDem all’interno di un partito di centro che guarda a destra, come in un’occasione l’ha definito?
Con quella formula esprimevo un timore, non un giudizio. Io mi batto assieme a SinistraDem perché il nostro partito sia fino in fondo la grande forza della sinistra radicale e riformista di cui oggi l'Italia e l'Europa hanno un grandissimo bisogno. Basta che alziamo lo sguardo oltre il cortile di casa nostra per renderci conto della necessità di "restituire" la politica a milioni di persone che oggi si sentono orfane di qualcuno in grado di rappresentare i loro interessi, le loro passioni, i valori per i quali battersi. Se dovessi dirlo in una battuta, direi che siamo nati per contribuire a questo obiettivo.
 
Se il Pd di Renzi guarda a destra, qualcuno dice che una parte della minoranza guarda indietro, come fosse una sorta di intransigente retroguardia. Cosa risponderebbe?
Vedi, l'anno che si è appena concluso ha visto in Europa ma anche negli Stati Uniti il successo abbastanza imprevisto di un saggio scritto da un economista francese che si chiama Thomas Piketty. Quel libro che ha scalato le classifiche di vendita spiega in maniera precisa perché la crisi devastante di questi anni è figlia di una crescita smisurata della diseguaglianza. Negli stessi mesi un altro saggio, scritto questa volta da una studiosa che si chiama Mariana Mazzucato, ha rivalutato in termini culturali il ruolo strategico dello Stato non nella gestione dell'economia ma nelle politiche di innovazione che sole possono sostenere l'Europa nello sforzo di uscire dalla sua crisi. Potrei proseguire parlando della qualità della democrazia, dei diritti umani nel mondo, della necessità di ripensare la stessa architettura europea alla luce dei risultati problematici della moneta unica in questi anni. Sono solo esempi, titoli, di una sinistra che non guarda al futuro con gli occhi del passato, ma che deve riscoprire gusto e passione per i sentimenti e i pensieri di un tempo interamente da costruire.
 
Gianni Cuperlo, sotto quali auspici il Partito Democratico inizia questo 2015?
La speranza è che siano i migliori che si possano immaginare. Non tutto è nelle nostre disponibilità, naturalmente, però molto conteranno la nostra volontà e coerenza.

Giacomo Fronzi



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