Incontro importante avvenuto stamattina in Provincia, nel quale si è discusso della seconda fase inerente la procedura di licenziamento collettivo di orchestrali e dipendenti della Onlus Ico Tito Schipa. Le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Com hanno incontrato – alla presenza del Responsabile del Settore Politiche Economiche e del lavoro Carlo Frisullo – i rappresentanti della fondazione.
“Alle nostre richieste di ritirare i licenziamenti – scrivono le sigle sindacali in un comunicato stampa pervenutoci in redazione – alla luce dei finanziamenti già ricevuti e di altri che arriveranno nel corso del 2015, perché già deliberati da Regione, Comune e MIBAC, i rappresentanti della Fondazione hanno opposto un netto rifiuto dichiarando che ‘la situazione non si è ancora evoluta positivamente e pertanto resta la necessita di effettuare i paventati licenziamenti’”.
Gli stessi sindacati definiscono tale situazione “al limite del grottesco”, tanto da dover evidenziare sul verbale di mancato accordo l’evidente anacronismo sulla situazione: da una parte si licenziano i lavoratori, dall’altra si continuano ad erogare emolumenti per il Consiglio di Amministrazione, retribuito con le stesse risorse che potrebbero essere destinate ai lavoratori.
“Ci aspettavamo, da parte del Presidente Antonio Gabellone e di tutto il Consiglio d’amministrazione, un atto di concreta coerenza politica che purtroppo non c’è stato”. In altre realtà simili a quella della ICO di Lecce – fanno sapere le sigle – il Presidente e i Consiglieri, pur mantenendo in piedi il CdA, non percepiscono alcun compenso economico, ma solo eventuali rimborsi spese e devolvono i loro compensi ai lavoratori.
“Un’occasione persa per il Presidente e per tutto il CdA – prosegue la nota – che, arroccati su posizioni di retroguardia, non guardano a un vero rilancio della Fondazione. A quando una vera modifica statutaria della Fondazione? Quando un piano industriale?”
Nei prossimi giorni verranno comunicate le iniziative sindacali non solo a tutela dei posti di lavoro, ma anche dirette verso “un vero confronto sul futuro della Fondazione e della musica sinfonica sul nostro territorio”. “Un patrimonio di tutti a cui non vogliamo rinunciare”.
