Il Salento non ci sta a ‘svendere’ l’oro blu per quello nero

I Sindaci dei comuni interessati dall’ombra delle trivellazioni si sono riuniti nell’aula consiliare di Palazzo dei Celestini per discutere del rischio, sempre più concreto, che nel mare del Salento spuntino le piattaforme petrolifere alla ricerca di oro nero

Le multinazionali che vogliono il petrolio lo cercano nel mare del Salento, nelle splendide acque di Santa Maria di Leuca, la finibus terrae. Lo ha detto chiaro e tondo la statunitense Global Med, che ha chiesto al Mise il permesso di sondare il fondale alla ricerca di oro nero ad appena 13,9 miglia marine dalla terraferma, per un pelo entro il limite di 12 miglia della fascia di rispetto. Di più, uno dei tre specchi d’acqua da esplorare, per un totale di 2.207 chilometri quadrati a sud-est del Capo, sarebbe in realtà conteso, per questo la relativa istruttoria sarebbe stata “congelata” in attesa di conoscere l’esito del contenzioso ed il nome della società che si accaparrerà l’esclusiva, se la stessa Global Med o il tandem Petroceltic ItaliaEdison. Per gli altri due progetti, invece, l’iter sarebbe già stato avviato.
 
Non solo, adesso spunta fuori che anche la costa ionica, da Taranto a Gallipoli passando per Porto Cesareo, sia in pericolo «trivellazioni». Il 5 novembre scorso, infatti, la Schlumberger Italiana spa, che fa parte del gruppo che rappresenta “la più grande compagnia al mondo di servizi per le società petrolifere” pare che abbia presentato una istanza sempre al Ministero per lo Sviluppo Economico per l’avvio di alcune prospezioni nell’area marina che interessa 14 Comuni.
 
Il tutto utilizzando la discussa tecnologia dell’air-gun ovvero spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui vengono poi estrapolati i dati sulla composizione del sottosuolo. Una metodologia finita più volte sotto accusa per l’impatto che avrebbe sulla fauna marina e non solo. A ciò, per concludere, si aggiunge il fatto che il decreto Sblocca Italia, convertito in legge spiani in un certo senso la via alle trivelle.
 
Insomma, il tempo stringe, anzi incalza, le scadenze del 21 dicembre e del 5 gennaio, entro cui i Sindaci dei comuni coinvolti sono chiamati a presentare le loro osservazioni sui progetti avanzati dalle due società «Schlumberger Italiana S.p.a.» e «Global Med Llc», si avvicinano ed è necessario pianificare un’azione condivisa e concreta. 
 
Per questo i primi cittadini dei comuni rivieraschi interessati, e non solo, si sono dati appuntamento nell’aula consiliare della Provincia di Lecce  per discutere sul rischio concreto che da qui a poco, all’orizzonte, compaiano realmente le imponenti piattaforme petrolifere.
 
Al vertice, organizzato dal presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, hanno preso parte anche diversi esperti dell’Università del Salento che hanno offerto al dibattito un contributo scientifico, parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali. L’obiettivo, è quello di muoversi in tempi rapidi onde evitare di dover accettare passivamente decisioni prese “dall’alto” su una doppia strada: quella tecnico amministrativa, in cui la Provincia assumerà un ruolo di coordinamento delle amministrazioni interessate dalle istanze depositate al Ministero dello Sviluppo economico, e quella politica per fare squadra e rispondere così alle richieste del territorio.

Insomma, secondo il consigliere regionale di Forza Italia, Luigi Mazzei, presente al summit, oggi «il no della Provincia di Lecce alle trivelle lungo le nostre coste alla ricerca di cosa ancora non si comprende bene è stato espresso in maniera forte e chiara. E altrettanto forte e chiara è giunta anche la nostra presenza, in quanto consiglieri regionali di opposizione, per far comprendere bene da quale parte stiamo». Il tutto – a detta dell’esponente calimerese – soprattutto per i cittadini e le amministrazioni comunali che devono conoscere lo schieramento delle forze in campo, soprattutto dopo quanto è avvenuto con l’altro “mostro cattivo” quello del Progetto Tap, dove secondo Mazzei « la Regione di Vendola per anni ha fatto "orecchie da mercante", salvo poi dimostrarsi contraria in odor di Primarie, è bene che tutti, sin da subito e sin da ora, si assumano le proprie responsabilità».
 
Il consigliere d’opposizione, però, fa notare nel sottolineare la necessità di un fronte comune della politica nella battaglia contro le trivellazioni fa notare una “mancanza” particolare « Mi spiace dover sottolineare oggi l'assenza quanto mai grave dei consiglieri regionali di centrosinistra e soprattutto di parlamentari. Il sottoscritto nei giorni scorsi ha concretamente presentato un odg che impegnava la Regione Puglia ad impugnare il decreto Sbocca Italia in quanto l'art. 38 è palesemente incostituzionale. Ora, noi vediamo, invece, che a fronte di fiumi di inchiostro da parte di consiglieri e parlamentari del centrosinistra sulla difesa del territorio, poi negli atti concreti dimostrano una latitanza preoccupante, quasi a non voler perdere di credibilità non nei confronti dei salentini bensì del loro partito e del loro presidente del Consiglio».
 
A spiegare i motivi, ci pensa Gabriele Abaterusso, il coordinatore segreteria provinciale PD Lecce «Il PD salentino ha manifestato a Leuca la sua contrarietà alle trivelle nel nostro mare. E siamo impegnati, con i nostri consiglieri regionali, a sostenere la battaglia che la Puglia sta conducendo da anni. Ecco perché non si capisce il senso dell’assemblea popolare convocata dalla provincia di Lecce. È paradossale che di fronte a uno svuotamento di funzioni dell’ente si cerchi la scappatoia di iniziative dal sapore agitatorio. Non si spiega diversamente la convocazione d’ufficio di “tutto il mondo” senza verificare se gli altri livelli istituzionali sono o meno in grado di assicurare la loro presenza. Basta leggere i giornali. I parlamentari sono impegnati nelle votazioni sulle nuove norme per il lavoro, il consiglio regionale ha una sua agenda. Il Presidente della provincia (o il coordinatore di Forza Italia?) doveva concordare soprattutto con la Presidenza della Regione un appuntamento istituzionale per scrivere insieme una possibile proposta. Come si fa a non coinvolgere il Consiglio Regionale della Puglia che dal 2010 è in prima fila nella battaglia contro le trivelle? E che ha fatto approvare dalla conferenza internazionale sull’adriatico, svoltasi a Venezia nel 2012, un documento che impegna i governi interessati a bloccare le trivellazioni in mare? Oggi non basta solo l’espressione di una contrarietà. C’è bisogno di costruire un percorso che porti l’Italia e gli altri paesi che si affacciano nel Mediterraneo ad avere una posizione comune. E per questo è indispensabile il lavoro che sta facendo il Presidente del Consiglio Regionale. Questa è l’unica proposta che ci sentiamo di formulare al Presidente della Provincia di Lecce: attivi un canale di comunicazione con la Regione per rafforzare la linea del no alle trivelle che la Puglia e le altre regioni adriatiche hanno già espresso da tempo».



In questo articolo: