«Patto dei Quarantenni» nello spirito, non all’anagrafe. Toti tende una mano a Fitto

È ancora caos all’interno di Forza Italia all’indomani delle elezione del Presidente della Repubblica. E mentre nel partito azzurro si tirano le somme Giovanni Toti tende una mano a Raffaele Fitto

Da qualche parte bisogna pur ripartire, dicono ma l’elezione del Presidente della Repubblica di sabato mattina le carte in tavola le ha scombinate parecchio. Soprattutto all’interno di Forza Italia dove ormai vige la regola del “tutti contro tutti”. L’unica cosa che sembra accomunare gli animi azzurri paradossalmente è Matteo Renzi che proponendo il nome di Sergio Mattarella, diventato poi dodicesimo Capo dello Stato, alla quarta votazione ha, di fatto, rotto il chiacchieratissimo Patto del Nazareno siglato con Silvio Berlusconi. Patto contro cui aveva da sempre manifestato la sua contrarietà Raffaele Fitto.
 
Senza contare poi i sospetti sul voto del capo dello Stato, che hanno letteralmente gettato benzina sul fuoco e aperto la caccia ai cosiddetti «franchi soccorritori». Pare, addirittura, che circoli già una lista con tanto di nomi e cognomi di coloro che hanno ‘tradito’ la linea ufficiale del partito, quella cioè di votare scheda bianca. Certo, sulla veridicità dell’elenco è lecito nutrire qualche dubbio, ma sui numeri quelli no. Quando la voce della Boldrini ha esclamato «Seicentossantacinque. Sergio Mattarella è stato eletto presidente» è bastato fare qualche rapido calcolo. 665, sette voti in meno del quorum di due terzi, necessario alla prima: un plebiscito. Le schede bianche sono 105, mentre il totale dei grandi elettori di Forza Italia è 143. Ora, considerando che nel segreto dell’urna i giochi si mescolano è impossibile che le 105 schede bianche siano solo degli azzurri. E visti i precedenti su chi doveva essere puntato inizialmente il dito? Su Raffaele Fitto, che sceglie la strada del silenzio, evita di dire «avevo ragione io» e assicura di aver votato con i suoi scheda bianca.
 
Come se non bastasse, a finire al centro delle polemiche è anche il consigliere politico del Cavaliere Giovanni Toti, quando in un’intervista a Tgcom24,  ha invitato i «quarantenni del partito a siglare un patto generazionale». La mossa per tendere la mano al “ribelle” europarlamentare magliese però è stata mal digerita dalla vecchia guardia che l’ha interpretata come un appello alla “rottamazione”. Apriti cielo.
 
«A Fitto – dichiara Toti- voglio fare appello per assumersi delle responsabilità. Lui ha fatto un'opposizione a viso aperto, gliene va dato atto. Ora trasformi le idee di opposizione in idee di gestione, entri dentro con patto generazionale, un patto dei quarantenni. Non è il momento delle divisioni. Io, Fitto, la Rossi, la Bergamini, abbiamo la stessa età e siamo tutte persone che credono nel centrodestra e nella sua ricostruzione. Io credo che le divisioni vadano lasciate indietro. Chi ne resta fuori, pensa solo alle critiche e a dire 'io lo avevo detto', non offre un contributo costruttivo». Ma Renato Brunetta non ci sta: «Ha ragione Toti a proporre patti generazionali come risposta ai bisogni del Paese. Io –prosegue il capogruppo di FI alla Camera  – allargherei l'intuizione di Toti. Oltre al patto dei quarantenni con Toti e coscritti, vedo molto bene il patto dei settantenni con Berlusconi, quello dei sessantenni con Brunetta e Romani, quello dei cinquantenni con Daniela Santanchè, dei trentenni con Calabria e Giammanco, quello dei ventenni, giù fino al patto delle giovani marmotte. Uno per tutti, tutti per Toti».

E il consigliere politico di Berlusconi risponde su Twitter: «Per quarantenni intendo tutti coloro che hanno quell'età nello spirito, non all'anagrafe. E che guardano con fiducia al futuro di Forza Italia ». E pure l'ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, dice ironico: «È bastato che Toti citasse la parola “40enni” parlando di futuro del partito per creare il panico fra i Senatori di Forza Italia. Occhio che dico “30enni” io!». 



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