Province no. Parlano di cittadini e territori ma pensano alla sedia

Dal Senato alle Province tutti bravi a parlare di spending review, ma quando viene toccata la poltrona su cui ci si siede allora entrano in gioco valutazioni generali, questioni giuridiche, tecnicismi amministrativi. Insomma, tutto pur di restare in sella.

Basta con il piagnisteo! Risparmiateci, per favore, le lacrime di coccodrillo di quei politici ai quali non importa nulla il ruolo sociale degli enti nei quali sono eletti bensì soltanto la poltrona e magari pure lo stipendio (rimborsi spese  compresi, s’intende!). E del resto era ovvio che saremmo arrivati a questo punto: avete mai visto un tacchino che nei giorni di festa entra dentro casa e si infila da solo nel forno? No, nei giorni di festa il tacchino bazzicherà ben lontano dall’aia e proverà anche a mimetizzarsi con il resto dell’architettura rurale. Così i nostri politici! 

Guardate cosa sta succedendo al Senato, a Roma. Un Presidente silenzioso e quasi sempre distante da polemiche e battibecchi si è catapultato in uno scontro istituzionale, inusuale ed inaspettato, con il premier Renzi. Abolire la camera alta? Ma quando mai. Il senato, secondo Grasso ed i senatori che rappresenta va modificato, riorganizzato, risistemato…in poche parole non va toccato. Del resto, togliere la sedia a 315 senatori è cosa difficile: in Italia tutti abbiamo famiglia, tutti dobbiamo campare. E per le Province la stessa cosa. Finché la riforma era su carta e nella testa di chi l’aveva scritta tutti d’accordo con la semplificazione amministrativa. Ma quando poi si è passati ai fatti ecco che Presidente, Assessori e Consiglieri  subito sono scesi in campo a difendere a parole i cittadini ed il territorio ma con i fatti la sedia e i rimborsi.

A volte bisognerebbe avere la prudenza e il pudore di estraniarsi da valutazioni che hanno poco a che fare con il generale e molto, invece, con il particolare.



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