C’è un’idea romantica che si aggira come un vecchio fantasma costretto alla dannazione, secondo la quale il Calcio è solo passione e poesia, ma né l’una né l’altra possono concorrere da sole al raggiungimento dei pur minimi obiettivi sportivi. Sarebbe il caso di gridarlo e farlo ripetere magari da canali ufficiali e quanto mai autorevoli.
La passione e il tifo, spontaneo o organizzato, non sono sufficienti a garantire il raggiungimento di obiettivi sportivi di un certo valore, il che significa che ci vogliono risorse e denari da impegnare nella costruzione di società e squadra. Più denari si hanno a disposizione, più si può pensare di raggiungere le categorie di vertice e più si spende, acquistando grandi giocatori, più si può pensare di vincere trofei e campionati.
Alle squadre di provincia tutto questo accade raramente, specie nelle città del sud. È accaduto al Lecce ed è un fatto che ha del miracoloso. Ottenere in due stagioni consecutive la vittoria del campionato di serie B e la salvezza in serie A è il massimo che si possa pensare e sperare di ottenere.
Siamo gli ultimi – ha dichiarato – il direttore dell’area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ed è proprio così. Talmente ultimi che ci fa strano vedere il Lecce ancora lì. Sembra uno scherzo, o meglio un paradosso.
È ancor più difficile da accettare se si pensa che la società del Lecce ha i conti in regola e che senza spese pazze o indebitamenti riesce ad ottenere risultati prestigiosi. Il Lecce insomma va piano e va lontano e fino a oggi con questa società gli è riuscito di fare un bel matrimonio con i fichi secchi.
