Che il Lecce ed i colori giallorossi abbiano un feeling particolare con i Mondiali è storia vecchia. Non è da tutti, soprattutto dei piccoli club, annoverare tra le proprie file calciatori che diventano campioni del mondo. Al Lecce accadde nell’86 con Pedro Pablo Pasculli che in quell’Argentina che spadroneggiò in Messico ebbe nel centravanti giallorosso un goleador importante che seppe scrivere il suo nome anche nell’albo dei marcatori.
Da lì in poi, non c’è Mondiale in cui giocatori che hanno calpestato l’erba del Via Del Mare non si mettano in mostra nell’appuntamento più importante per tifosi e calciatori.
Quest’anno, in attesa di Muriel che ancora non ha avuto modo di mettersi in mostra, ci hanno pensato a ricordare la provenienza passata salentina due giocatori decisivi per le sorti delle loro nazionali: Juan Cuadrado per la Colombia e Haris Seferovic per la Svizzera.
Ma se del primo se ne parla ormai in termini di un talento assoluto che sarà oggetto di aste al rialzo nel prossimo calciomercato, il secondo ce l’eravamo quasi dimenticato. Anzi, senza quasi.
Eppure nel 2012, in un finale di campionato maledetto, con Serse Cosmi in panchina, Seferevic ebbe modo di giocare e di esprimersi nel Salento, dimostrando a sprazzi quel talento che stasera ha consentito alla nazionale elvetica di superare l’Ecuador e balzare al primo posto nel suo girone di qualificazione.
Seferovic, tesserato della Fiorentina, giunse nel Salento nel mercato di riparazione di Gennaio 2012 e collezionò soltanto 5 presenze.
Alla fine del torneo la squadra leccese retrocesse in B e Seferovic ritornò in Toscana. Poca fortuna in viola, poi un passaggio a Novara e infine fortuna in Spagna, in quel Real Sociedad di cui sembra un pezzo pregiato, malgrado il cronico difetto di non vedere troppo la porta a dispetto del fisico gladiatorio, di importanti doti aeree e di piedi più che buoni.
Stasera Seferovic ha regalato alla Svizzera una vittoria in rimonta al 93’ e ai tifosi giallorossi saranno ritornati in mente ricordi di un calcio importante, ricordi di un calcio nella massima serie che si spera di non guardare più dal televisore.
