I Tesoro minacciano di andarsene? Buon viaggio…

È fissata per giovedì prossimo un’attesa conferenza in cui il patron Savino Tesoro dovrebbe comunicare la decisione della famiglia di disimpegnarsi dalla gestione del Lecce. La goccia che ha fatto traboccare il vaso la contestazione dei tifosi al via del mare

Ma davvero Savino e Antonio Tesoro ci vogliono convincere del fatto che una piccola e pacata contestazione dei tifosi possa essere la causa di un loro passo indietro e di un loro più o meno immediato disimpegno dalla guida del Lecce Calcio? Noi, non ci crediamo. Noi non ci possiamo credere.
 
È impensabile che imprenditori avveduti ed affermati nei loro settori di competenza possano tirare i remi in barca dopo aver investito se non buttato un po’ di milioni di euro in un giocattolo che non è così semplice da gestire come pensavano al momento del loro arrivo in città, tra l’altro in una piazza importante come Lecce.
 
Non può essere uno striscione della curva, l’unico apparso dopo tre anni di feeling con la famiglia di Spinazzola, a sancire il dietrofront, il benservito, il “noi ci abbiamo provato e chi si è visto, si è visto”.
 
Il fatto è che il calcio è una cosa seria, che tocca la sfera dei sentimenti di chi tifa e crede nella maglia, in quei colori che al momento sembrano un po’ confusi e che ha ricadute forti sull’immagine del territorio. I Tesoro hanno investito molti soldi nel Lecce, con risultati scarsi, scadenti, in alcune circostanze umilianti. È normale che chi ha la responsabilità della baracca, se ne assuma il peso.
 
Noi, però non crediamo che i Tesoro salutino e vadano via in un momento importante, dopo un calciomercato in cui hanno chiamato giocatori e un nuovo allenatore, promettendo di recuperare il tempo perduto e di agguantare, anche se tramite playoff, la tanto attesa serie B.
 
Ci sembra piuttosto, invece, una specie di ricatto del tipo «Io sono l’unico che può fare vivere il calcio a Lecce. Se continuate a contestarmi alzo le tende e me ne vado». Insomma, una minaccia del dopo di me il diluvio, dopo di me la Promozione, ma non intesa in senso di scalata bensì di categoria pallonara, quella che viene dopo i dilettanti nazionali e l’eccellenza.
 
Quella di Fabrizio Miccoli Presidente è l’ennesima trovata (dopo quella di Chevanton e Moriero) di oliare le corde del consenso popolare, dimenticando che di queste intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno.  
 
Noi vogliamo essere liberi di applaudire o criticare chiunque, fatti alla mano, risultati sul campo. Se i Tesoro decideranno di restare dovranno aspettarsi osanna e rimproveri a seconda di quello che riusciranno a combinare. Altrimenti morto un Papa se ne farà un altro come è sempre stato e come sempre sarà. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile… nemmeno i Tesoro. 



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