Chiamare le situazioni con il loro nome può aiutare a risolverle. Quindi diciamo senza paura che il Lecce di Gotti è in crisi, non utilizziamo parole come ‘ingenuità’ che hanno il sapore della scappatoia. I giallorossi dopo il recupero con il Parma (con quei due punti letteralmente gettati dalla finestra del campionato) si sono persi, hanno smarrito convinzione e tenacia. È come se si fossero sciolti. E siccome gli episodi negativi si appiccicano addosso a chi già si trova in difficoltà, il Lecce si è caricato di una sequela di momenti no. Perdi la marcatura di Morata per un secondo e prendi gol. Sbagli l’uscita con Ramadani e prendi gol. Persino Zemura dipinge una punizione alla Platiní e beffa imparabilmente Falcone. Ma questi episodi non possono cancellare condotte di gara mai decise, mai convinte. Un manto di impalpabilità veste ogni azione del Lecce, non si dà mai l’impressione di essere pericolosi, di poter fare male all’ avversario.
A Mister Gotti abbiamo dato il merito di aver aggiustato il Lecce, nella scorsa stagione. Di aver inventato quei due-tre accorgimenti tattici che hanno invertito la rotta, quadrando una squadra in caduta libera. Adesso deve fare lo stesso. Deve intelligentemente tornare sui suoi passi. Quadrare la squadra. Darle certezze, sicurezze. Certi moduli non sono sostenibili per una squadra dal tasso tecnico bassino. Perché intestardirsi ancora e ancora con certe scelte tecniche? La sfida con la Fiorentina diventa una spartiacque fondamentale per la stagione.
