Terremoto nel calcio a Gallipoli. Barone sbatte la porta e se ne va

Con un secco comunicato stampa la famiglia Barone annuncia il suo disimpegno dalla gestione della squadra di calcio cittadina. Lunedì 27 verrà consegnato il titolo sportivo al sindaco Francesco Errico.

Non c’è pace nel mondo del calcio gallipolino, malgrado i risultati sul campo da parte delle compagini che ogni anno si allestiscono in riva allo jonio, sono di gran lunga superiori a quelli di tante altre di città molto più blasonate.

Dopo Vincenzo Barba e Attilio Caputo, anche Marcello Barone, il noto imprenditore caseario salentino che da qualche anno aveva acquisito la proprietà della squadra di calcio jonica, rassegna le sue dimissioni, sbatte la porta e va via. In mezzo ai tre, l’esperienza fallimentare legata alla gestione D’Odorico e terminata con la scomparsa del calcio gallipolino dai grandi palcoscenici in cui era giunto.

Eppure il Gallo che domani affronterà la storica rivale della Fidelis Andria, sul rettangolo verde di gioco sa soltanto vincere.
Evidentemente i problemi societari sono insormontabili, insuperabili e la famiglia barone non ne vuole sapere più di affrontarli in solitudine. Motivazioni “strettamente personali” si legge nelo stringato comunicato stampa del patron, ma in realtà tutti sono a conoscenza delle polemiche che ormai da mesi si sono innescate con l’Amministrazione della Città, in merito al sostegno economico che Barone cerca, ma che Gallipoli non può e non sa dare.

Si legge nella nota “si comunicano ufficialmente le dimissioni, irrevocabili e con effetto immediato, di Marcello Barone e di Antonio Barone dalle cariche, rispettivamente, di presidente e vice presidente della S.S.D. Gallipoli Football 1909 S.r.l., per motivi di natura strettamente personale, e il totale disimpegno della famiglia Barone. Nella giornata di lunedì 27 ottobre, verrà formalizzato il passaggio del titolo sportivo del Gallipoli al Sindaco Dottor Francesco Errico”.

Insomma, da lunedì il Gallipoli sarà orfano e ci vorrà un supplemento di impegno e di sforzo per evitare che le questioni gestionali si trasferiscano sul campo, rovinando quello che sembrava essere il sogno della rinascita.



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