​Allarme crolli. Il suicidio turistico del Salento

Calo di prenotazioni in Salento dopo l’allarme crolli? Il solito masochismo autolesionista di casa nostra e la solita sciocca paura di tanti creduloni.

La frittata è fatta. Con tutto il clamore dato alla faccenda del rischio crollo delle coste rocciose salentine, più di qualcuno ha preferito cambiare destinazione.
È chiaro che si tratta di preoccupazioni esagerate e del tutto fuori luogo, ma il procurato allarme suggestiona sempre i più impressionabili.
Da un lato la superficialità di chi crede alle streghe, dall’altro però anche il masochismo di chi ha dato troppa enfasi alla cosa.

Gli organi di informazione a volte dovrebbero utilizzare un dosatore di prudenza, perché alla fine certi prezzi li paghiamo tutti.

Gridare ogni giorno che il mare salentino sottocosta non è più balneabile non soltanto è una menzogna, ma anche una grandissima stupidata, dannosa per tutti, utile a nessuno.
Solo pochissimi tratti, che tra l’altro già conoscevamo, sono stati ristretti dai divieti, per il resto non cambia nulla, al mare si andrà e si andrà eccome, senza paura.

La solita paura irrazionale di quelli che ascoltando al telegiornale la notizia che sarebbe in giro il virus dell’aviaria finiscono per non comprare per mesi e mesi il pollo, come quegli altri creduloni che smettono di mangiare la carne di vitello perché sarebbe in giro qualche “mucca pazza” o ancora quelli che dopo lo scandalo delle mozzarelle di bufala alla diossina decidono di non mangiare più il formaggio.

E così quelli che hanno letto “allarme crolli della Falesia nel Salento” adesso decidono di andare in montagna. Dove, invece, potrebbe scatenarsi una frana o una valanga e travolgere tutti. Forse è meglio non scherzare…



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