La borragine, una ‘pungente’ bontà da trovare in campagna

Una delle verdure di campagna più buone è senza dubbio la borragine, fritta in pastella o usata come ripieno delle deliziose pittule.

La borraggine non passa inosservata. Passeggiando per le stradine di campagna si fa notare con i suoi bellissimi fiori blu-violetto a forma di stella e le foglie ricoperte di peluria che scompare dopo la cottura. L’aspetto che incute una certa diffidenza potrebbe trarre in inganno, qualcuno potrebbe addirittura pensare che non sia commestibile, ma si sbaglia. Questa pianta selvatica dalle mille proprietà è ottima, come dimostra il fatto che sia amata dalle api, ghiotte del suo polline.

Buona, delicata, utilizzata molto anche nella cucina salentina, lessate e ripassate in padella (per esempio con aglio, olio e acciughe), fritta o come ripieno delle pittule. Eppure viene spesso bistrattata, se non a volte dimenticata a vantaggio di altre “verdure di campagna”.

Sin dall’antichità la pianta di borragine ha la fama di risvegliare gli spiriti vitali. Plinio il Vecchio, nei suoi scritti, ne esaltava le doti: “Un decotto di borragine allontana la tristezza e dà gioia di vivere” e anche nel Medioevo la pianta aveva il dono di solleticare l’ottimismo. Alberto Magno la definì “generatrice di buon sangue”. Un rimedio contro la malinconia e la tristezza, insomma.

Da dove deriva il suo nome non ci è dato saperlo. Alcuni pensano dal latino “borra”, tessuto di lana ruvida. Altri all’arabo “abu araq” (padre del sudore) per le proprietà sudorifere che la pianta ha. O forse da “borrach” che in celtico significa coraggio. Secondo un’antica credenza, le popolazioni del posto aggiungevano alcune foglie di borragine al vino per aumentare il coraggio dei guerrieri.

Attenzione!

L’utilizzo in cucina di questa pianta è stato discusso a lungo perché i fiori e le foglie di borragine contengono alcaloidi pirrolizidinici, sostanze che si trovano naturalmente in circa il 3% delle piante da fiore presenti sulla Terra, ma che possono risultare tossiche o nocive per il fegato. Per sicurezza, basta consumarla solo cotta e non abbondare nelle dosi.