Il Salento, il turismo e il comandante Schettino. Quando la nave da crociera sfiorava gli scogli di Castro

Anche il Salento ha avuto il cosiddetto inchino delle navi da crociera. Come molti ricordano 5 anni fa la Costa Serena si avvicinava a Castro e Santa Cesarea per salutare

La tragedia della Concordia attende una risposta dalla Giustizia italiana, speriamo che quella risposta sia adeguata alla portata dell’evento e individui le precise responsabilità che hanno provocato il naufragio al Giglio. La vicenda giudiziaria che ne è seguita ha messo nel centro del mirino la figura del comandante di quella nave, che a fatica sta tentando, in sede processuale, di fornire le sue giustificazioni, nella speranza di poterle tradurre in valide attenuanti.
Vedremo, ma su un elemento Francesco Schettino non sbaglia e dice certamente la verità: l’inchino era un fatto normale, un evento consueto, una manovra convenzionale pensata per impreziosire la vacanza dei crocieristi. Se eseguita bene naturalmente, e senza conseguenze, si intende.

L’inchino è anche uno spot, un’azione pubblicitaria, come avvenne nell’estate del 2009 lungo la costa del Salento del sud.

Molti ricorderanno ciò che accadeva ogni lunedì sera nello specchio acqueo antistante Santa Cesarea Terme e Castro, quando con un sorprendente cambio di rotta la Costa Serena, ammiraglia della flotta, passava a salutare la gente che affollava appositamente il lungomare e la scogliera di Porto Miggiano.

Fu l’evento dell’estate, migliaia di persone assiepate per veder spuntare la sagoma della nave da crociera, un gigante dei mari che suonava tre volte al suo passaggio. Famiglie con bambini e  turisti, tutti lì ad ammirare la Costa Serena e a sognare una indimenticabile crociera.

Da terra venivano sparati anche i fuochi d’artificio. Tutto lecito, tutto organizzato e concordato. Il comandante della Costa Serena, che partiva da Bari il lunedì pomeriggio in direzione Grecia e Turchia, piuttosto che tagliare subito verso i Balcani, seguendo la tradizionale rotta,  scendeva per Otranto e si avvicinava a qualche centinaio di metri dalla magnifica scogliera di Santa Cesarea. Lo stato maggiore di Costa era informato della deviazione e concedeva l’autorizzazione al fuori programma. Un inchino a tutti gli effetti, immortalato anche dalle telecamere di alcune emittenti televisive regionali, eseguito per omaggiare la bellezza della costa del Salento. Un Salento che ha sempre sognato di potere ospitare le navi da crociera e che fino a oggi vi ha dovuto rinunciare per incapacità logistica e organizzativa. In provincia di Lecce, insomma, non ci sono porti in grado di ospitare i giganti del mare. Eppure molti imprenditori della zona sognavano ad occhi aperti. Qualcuno, in modo lungimirante, stava addirittura impegnandosi per creare le condizioni favorevoli ad uno scalo crocieristico, quanto meno in rada, salvo trasbordo a terra a mezzo di agili scialuppe.

In un famosissimo ristorante di Santa Cesarea Terme per l’intero mese di agosto, ogni lunedì sera, si davano appuntamento amministratori locali, sindaci dei comuni dell’hinterland, assessori e consiglieri provinciali, docenti universitari, esponenti della Camera di Commercio e di Confindustria, giornalisti e commercianti che banchettavano in attesa di veder arrivare la Costa Serena a portata di macchina fotografica, per immortalare l’inchino in loro onore.
Poi più niente, nessuno scalo, nessun approdo per le crociere. Peccato,  perché a nostro avviso la nautica costituisce il futuro migliore del turismo balneare e marittimo di questa terra e perché le crociere sono ovunque occasioni di ricchezza economica. Anzi alcuni posti in tutto il mondo vivono solo di crociere, paesi Stati, isole che vedono la propria economia sostenuta da tutto l’indotto che le crociere comportano, senza le quali sarebbero alla fame .

Una nave da crociera con le sue tremila persone a bordo, pronte a spendere e a non rinunciare a nulla una volta a terra, potrebbero cambiare il volto del turismo salentino.
Farle scendere da noi, una volta a settimana significherebbe condurle in suggestive escursioni a pagamento, significherebbe far lavorare ristoranti, botteghe, guide turistiche e agenzie di trasporto, significherebbe pubblicità e marketing.

Un paradiso insomma che però non c’è. Resta il bel ricordo di un inchino e nulla più, anzi dopo la tragedia della Concordia, nemmeno quello si salva più.



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