Concluso il Carnevale nel Salento arriva la “Caremma”

Se camminando per le stradine di molti comuni salentini vi siete imbattuti, per caso, in una vecchina vestita di stracci appesa a mezz’aria non abbiate paura: è solo la Caremma, simbolo della penitenza dopo i fasti del Carnevale

Ci sono tradizioni e tradizioni. Alcune sono “condannate” a perdersi con il trascorrere del tempo perché nessuno si è mai premurato di tramandarle o meglio conservarle. Altre sono destinate a durare per sempre perché radicate nella cultura locale, nella gente che le segue come se fossero preghiere. Quella della «Caremma», figura scaramantica ed esorcizzante, è una di queste.

Finito il carnevale, ecco che sui balconi e le terrazze di molti comuni salentini, piccoli o grandi che siano, iniziano a spuntare queste “insolite figure”. Sospese a mezz’aria, di finestra in finestra, queste vecchiette vestite di stracci, solitamente neri, sono un simbolo della “penitenza” che ogni uomo dovrebbe seguire in prossimità della Pasqua.

Tutto l’allestimento della Caremma (o “Quaremma”) è simbolico: un’arancia amara in mano (o ai piedi) per ricordare che siamo in un periodo di digiuno e sofferenza. Le penne di gallina per tenere il tempo (che simboleggiano o i sette peccati capitali o le sette settimane che mancano al sabato Santo. Ogni settimana viene tolta una piuma fino al giorno della Resurrezione di Gesù Cristo). E un fuso per lavorare a maglia per ricordare l’inesorabilità del destino.

Il “rito” inizia il giorno del mercoledì delle ceneri, quando il Carnevale è finito, e termina a Pasqua quando, al suono delle campane, si da fuoco alle Caremme. Con il fuoco inizia il periodo della purificazione e della salvezza. Addirittura nei tempi passati, a mezzogiorno di sabato Santo, in qualsiasi posto ci si trovava, si sospendevano tutte le attività e ci si preparava all’evento. I contadini alzavano le zappe in aria, i bambini ruotavano per strada, le campane suonavano in festa.

Una tradizione che rischiava di andare persa, di uscire dall’immaginario collettivo ma che rivive, con più forza di prima, durante la Quaresima.



In questo articolo: