Il Caso Salento, intervengono gli industriali. “Il turismo ha bisogno di programmazione”

Interviene il Presidente di Confindustria Giancarlo Negro che pone l’accento, tra le altre cose, sulla necessità di rafforzare il settore dei trasporti e di dare vita a una programmazione pluriennale come negli scorsi anni.

Il cosiddetto Caso Salento, come lo ha definito Leccenews24 nelle scorse ore, in riferimento alla mancanza di nuova programmazione nel Turismo, ha suscitato interesse e stimolato alcune riflessioni.

Il primo a dire la sua è il presidente di Confindustria Lecce Giancarlo Negro che concorda sul punto relativo agli effetti collaterali della Xylella. Si tratta di un danno serio per l’immagine del nostro territorio – dice il capo degli industriali salentini – abbiamo conferme costanti che le attività principali si stanno spostando più a nord del confine leccese, nel brindisino e nel sud barese. La vacanza in campagna o la scelta di resort immersi nel verde dirottano altrove. Gli investimenti nel segmento rurale si sono fermati quasi del tutto. Su questo non ci sono indicatori precisi – commenta Negro – ma solo dati certificati sul campo.

Giancarlo Negro

Il costo della vacanza aumenta, le distanze si allungano, e le questioni restano aperte. A livello di trasporti aumenta il divario, l’aeroporto di Bari cresce del 15 per cento, come destinazioni e frequenze, quello di Brindisi meno della metà, e ciò comporta l’aggravamento della situazione, già complicata.

È bene ricordare che quando parliamo di turismo – sostiene il presidente degli industriali – dobbiamo inevitabilmente discutere di trasporti e comunicazione digitale, su questo fronte manca un brand di territorio, da troppo tempo ormai il Salento è fermo.

Il declassamento istituzionale delle Province (denunciato più volte da Leccenews24, come principale ostacolo alle attività di coordinamento delle politiche di promozione) ha certamente cambiato lo scenario in peggio, conclude Negro, secondo il quale non bastano iniziative pur meritevoli come le strade del vino o le vie dell’olio. Si ha bisogno di una programmazione pluriennale che purtroppo manca, perché è assente il motore di propulsione pubblico, non si può chiedere tutto al privato. Gli imprenditori fanno quello che possono, ma spesso restano inascoltati o, peggio, isolati.

Insomma il settore va programmato e progettato, come si faceva 20 anni fa, quando una semina importante ha garantito un decennio florido di raccolta in termini di economia turistica.