Il fascino dimenticato di Monteruga: la città ‘fantasma’ nel cuore del Salento

Nel Salento c’è Monteruga, un villaggio fantasma. L’insediamento, nato nel ventennio fascista dall’espansione dell’omonima masseria, è disabitato e abbandonato da decenni.

Monteruga il tempo sembra essersi fermato davvero. A ricordare che le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni passano è il degrado dovuto all’abbandono e all’incuria. Un degrado che ha trasformato una fiorente azienda agricola, sorta in epoca fascista, in un borgo fantasma sepolto dall’oblio. Certo, anche così continua ad avere il suo fascino, quel mix di bellezza e nostalgia che solo il ricordo di ciò che era e non è più può dare. E Monteruga bella lo era davvero.

Il feudo, al confine di una collinetta che da un lato guarda il mare di Torre Lapillo e dall’ala opposta scorge il campanile del Duomo di Lecce, fino agli inizi degli anni ’80 era abitato da duecento anime. Ha toccato pure quota 800, all’apice del suo splendore. Oggi, invece, è deserto. Zero, è il ragguaglio che si legge sul noto sito Wikipedia. Restano i cartelli arrugginiti che indicano di essere in una proprietà privata, il portone della chiesa sfondato, il porticato quasi crollato, come il soffitto di buona parte degli edifici su cui si può leggere la scritta «fabbricati pericolanti».

Il silenzio che è calato non ha però azzittito quei segni, rimasti lì a futura memoria, sopravvissuti alla forza della natura e all’indifferenza umana, ruderi che raccontano di risate, lavoro, giochi e preghiere. Basta tendere l’orecchio ed ascoltare quelle storie antiche che narrano della vita vissuta in quel posto, di amori nati nella piazza, sulle panchine in cemento accerchiate dall’erba, e di matrimoni celebrati nella chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate, di sudore e di divertimento nel campo da bocce, di studio nella scuola dove troneggia ancora una lavagna. Ci sono ancora curiosi o temerari che si infilano tra sterpaglie ed edifici fatiscenti alla ricerca di qualcosa da imprimere nella memoria.

Monteruga, in questo caso, sembra essere l’eccezione, l’altra faccia del Salento che ha fatto del rapporto mai reciso con le proprie origini e rimasto intatto per millenni nonostante le vicissitudini, il suo punto di forza. Nessuno è riuscito a valorizzazione della identità di questo villaggio sulla strada che da San Pancrazio Salentino conduce a Torre Lapillo, come è stato fatto per altre tradizioni o vecchi edifici.

Monteruga oggi è solo una città fantasma visitata da incoscenti curiosi che si intrufolano negli edifici fatiiscenti  che torna ogni tanto alla ribalta come è accaduto quando a riaccendere i riflettori è stata Striscia la Notizia in un servizio dedicato proprio a questo villaggio dimenticato per lanciare un messaggio più importante: perché nessuno si occupa della riqualificazione di questo sito, un centro che potrebbe figurare tra i «borghi più belli d’Italia»?

In fondo, siamo nati in una terra museo, uno scrigno di ricchezze ineguagliabili. Non siamo ancora sintonizzati con la bellezza che c’è toccata in sorte.  Se ne fossimo pienamente coscienti non spezzeremmo i menhir, non sporcheremmo le grotte che ancora mormorano preghiere. E non lasceremmo che il degrado prenda il sopravvento né che il silenzio permetta di riporre la nostra storia nel cassetto.



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