Il Castello di Fulcignano e la leggenda del tesoro custodito dal diavolo

Secondo un’antica leggenda tra i ruderi del Castello di Fulcignano, a Galatone, si può trovare un tesoro. È protetto dal Diavolo, invocato da una madre disperata per aver perso il figlio

Del castello di Fulcignano restano solo ruderi, ma tutto ciò che rimane dell’antico casale a pochi passi dal centro di Galatone racconta di un passato glorioso, di un maestoso maniero che ha resistito allo scorrere del tempo che ha intaccato, ma non cancellato la bellezza e il fascino misterioso che avvolge la vecchia dimora immersa nelle campagne, verso la fine di Via San Luca e l’inizio della vicinale Vorelle.

Visitare la costruzione è come fare un viaggio nel tempo che consente di riportare le lancette dell’orologio a quando cominciò la sua storia, forse nel XII secolo. Certo è che si tratta di un racconto ricco di conflitti, di faide, di lotte, di leggende. Come scrive Antonio De Ferrariis nel suo “Liber de Situ Japygiae” tra i due insediamenti (quello di Galatone che adottò la lingua latina e quello di Fulaciano che conservò quella greca), distanti tra loro neppure cinquecento passi, cominciarono dei ‘dissidi’, le classiche schermaglie tra vicini risolte con le armi.

«Sorti dei contrasti tra i due centri abitati dalla stessa gente, come frequentemente suole accadere tra vicini, si venne alle armi. Galatone sconfisse Fulaciano e la rase al suolo. Quasi tutti gli abitanti trasmigrarono a Galatone; pochi, per l’oltraggio subito, trovarono rifugio nelle città vicine e smisero di servirsi delle consuetudini, delle fogge dei vestiti e della lingua greca, ma non dimenticarono la loro originaria etnia». Insomma, lo scontro si concluse con la vittoria dei Galatei, che rasero al suolo il casale nemico. Anche il Chronicon Neretinum fa riferimento a questa contesa, datandola nel 1335.

Il possente maniero, abbandonato dalla popolazione in fuga e passato di mano in mano – dopo quel nefasto evento, quel che rimaneva del Casale fu conteso da diverse famiglie nobili, tra cui Giovanni Orsini Del Balzo che nel 1426 lo ricevette come dono dalla Regina Giovanna II per aver detronizzato il capitano di ventura Ottino De Caris, detto il Malacarne – resta “nascosto” agli occhi dei passanti. Pochi conoscono la sua storia e ancor meno riescono a trovarlo senza una mappa o una guida: mancano le segnalazioni stradali, mancano i cartelli su cui leggere ciò che è stato. E non aiuta la mancanza di documenti sul casale di Fulcignano, dichiarato monumento nazionale nel 1967 e acquistato dal Comune di Galatone nel 2011. Tutte le ipotesi sull’origine del Castello si perdono in fantasie mai accertate.

La prima notizia ufficiale risale al 1719, quando il Vescovo di Nardò Antonio Sanfelice, durante una visita pastorale, lesse un’epigrafe, scritta in greco e in latino, che descrive Fulcignano come un centro di passaggio di carovane e pellegrini: “theodorus protopas famulus sanctae dei genitricis hospitium construxit anno 6657”, che corrispondente al 1149 del calendario cristiano.

Eppure secondo Paul Arthur, professore di Archeologia Medievale presso l’Università del Salento, il Castello di Fulcignano – costruito nel tempo con una contaminazione di stili architettonici che rimanda al mondo islamico – è una delle fortificazioni medievali più antiche sopravvissute in Salento. «La forma planimetrica e i dettagli architettonici suggeriscono che l’edificio non sia anteriore all’età sveva, quando una serie di fortificazioni in Italia, note specialmente attraverso i castelli in Sicilia, risentono di influssi architettonici orientali trasmessi dalle Crociate. La forma quasi quadrata, con quattro torri angolari (le due posteriori scomparse: una circolare, l’altra forse circolare in una prima fase e quadrata in una seconda), trova confronti nell’architettura castellare islamica, che sembra aver, a sua volta, mantenuto vivo le tradizioni tardo romane di architettura castrense». Di certo è un monumento di inestimabile valore storico.

La leggenda del Castello di Fulcignano

Il Castello – sopravvissuto al tempo, alle guerre e al sacco dei contadini e dei tombaroli – ha alimentato racconti e leggende. Una, triste quanto inquietante, parla di un tesoro di inestimabile valore, custodito nientemeno che dal diavolo in persona. Stando ad un’antica credenza, in un’epoca lontana alcuni predoni provarono a conquistare la fortezza, senza riuscirci mai grazie alla resistenza dei cittadini che difesero il maniero con tutte le armi a disposizione.

Per avere la meglio, gli aggressori rapirono il figlio del Signore del Castello, lo uccisero e appesero il corpo ad un albero di carrubo, visibile dal castello. Si racconta che la madre del bambino, straziata dal dolore, invocò il diavolo per chiedergli aiuto a proteggere il castello e tutte le ricchezze in esso custodite. Da quel momento chi voleva impadronirsi del tesoro avrebbe dovuto portare un innocente in dono a Satana. Il tempo che il demonio avesse impiegato per divorare il bambino, sarebbe stato il tempo concesso per trovare il tesoro.

Per secoli, nessuno osò sfidare il re degli inferi. Tranne un uomo che, una notte, tentò l’impresa con l’inganno. Il temerario portò al Diavolo un gatto travestito da neonato, nella speranza di imbrogliare il Principe delle Tenebre, ma il micio cominciò a miagolare svelando il piano. Lucifero, infuriato, scatenò una terribile tempesta che costrinse l’uomo a fuggire. Da allora nessuno provò più a cercare il tesoro del castello che rimase e rimane protetto e guardato a vista dal diavolo. C’è poi chi racconta che in alcune notti è possibile udire ancora le grida e i lamenti della povera madre, privata crudelmente della vita del suo figlioletto.

 



In questo articolo: