
Santa Cesarea Terme lascia tutti senza fiato. Chi percorre la litoranea delle meraviglie che da Otranto conduce a Santa Maria di Leuca resta incantato dai panorami mozzafiato racchiusi in pochi chilometri di costa. Ma anche chi sceglie questo tratto dell’adriatico, meno gettonato, per trascorrere le vacanze non può fare a meno di immortalare scorci che in bellezza non hanno nulla da invidiare ad altre località. Dai gioielli più conosciuti ai tesori nascosti c’è l’imbarazzo della scelta delle cose da vedere. Non c’è solo il mare o le alte scogliere a strapiombo, anche la cittadina offre angoli splendidi. E poi ci sono le terme, un biglietto da visita già suggerito nel nome.
Villa sticchi
Il posto più conosciuto e fotografato è senza dubbio Villa Sticchi con la sua cupola rosso porpora e il sapore orientale. Progettata dall’ingegnere Giovanni Pasca e costruita nel 1885, è un esempio di stile moresco. È talmente bella, con i suoi colori e le sue forme, che ha fatto spesso da “comparsa” nei film. Il primo fu “Nostra Signora dei Turchi”, la pellicola di Carmelo Bene che racconta come la Battaglia di Otranto 1480 si sia trasformata per il protagonista in un difficile viaggio interiore. Della stessa epoca è la bellissima Villa Raffaella, che prende il nome dalla Baronessa Raffaella Lubelli che la fece costruire come residenza estiva. C’è poi Palazzo Tamborino, conosciuto anche come Miramare.

Porto Miggiano
Porto Miggiano è uno degli angoli più belli dal Salento. L’unico accesso alla ‘spiaggetta’ custodita come un segreto dalla scogliera è un’impervia scalinata. Più di 100 gradini, fatti a fatica sotto il sole cocente, sono nulla se paragonati a un tuffo in quel limpido specchio di mare color turchese. A sorvegliare ciò che accade c’è la torre, una delle tante sentinelle costruite durante il regno di Carlo V, difendere la costa dagli attacchi.
Le grotte e le leggende su Cesaria
Gattulla, Fetida, Solfatara e Solfurea. Sono i nomi delle grotte di Santa Cesarea Terme. Ad una è legata una antica leggenda. Quando il Salento era insediato dai Turchi, a Castro viveva una fanciulla bellissima, Cesaria. Il suo fascino stregò un saraceno che cominciò a corteggiarla. La ragazza, che aveva fatto voto di castità per devozione alla Vergine del Carmelo, rifiutò la sua corte come aveva fatto con tutti i suoi numerosi pretendenti che avevano chiesto la sua mano. E una notte, per sfuggire a quelle avances non gradite e per non tradire la sua religione, si rifugiò in una grotta nella speranza di trovare un nascondiglio sicuro. Il saraceno, grazie all’aiuto dei suoi compagni di scorribande, riuscì a trovarla, ma nel momento in cui stava per farla sua, il Signore ascoltò le preghiere di Cesaria. Il corsaro fu avvolto da una nuvola di fumo e bruciato dalle fiamme di zolfo.
Come accade spesso nei racconti tramandati a voce, questa favola ha tante sfumature diverse. Qualcuno racconta che a perseguitare la fanciulla sia stato il padre. Un uomo cattivo e violento. Per sfuggire al suo tentativo di violenza, Cesaria – che aveva promesso in punto di morte alla madre di rimanere vergine – si gettò nella grotta. Anche il genitore, per inseguirla, scese nella cavità, dove morì. Nel punto in cui perse la vita sgorgò l’acqua sulfurea.
Qualunque sia la versione scelta, la storia si diffuse in tutto il Salento. La gente, pensando che le acque della grotta dove si rifugiò Cesaria avesse dei poteri miracolosi cominciò un pellegrinaggio, nella speranza di poter guarire dai malanni.
I giganti
La leggenda della fanciulla perseguitata sembra sia legata al mito dei giganti Leuterni, secondo la tradizione pagana invincibili perché temprati nel ferro e nel fuoco. Quando furono cacciati da Ercole, dopo la sconfitta sui Campi Flegrei, fuggirono lontano, seguendo la direzione del sole. Il loro lungo cammino terminò quando trovarono riparo nelle grotte di Santa Cesarea Terme. Raggiunti da Ercole, sarebbero stati tutti uccisi e dal terreno, reso putrido dai loro corpi in decomposizione, sarebbero nate le sorgenti che hanno reso famosa la città termale.
immagine di copertina Francesco Bello