Un barone avido, una fata buona e una bambina: la leggenda della Grotta Zinzulusa

Alla grotta Zinzulusa di Castro è legata una antica leggenda, con un barone avido, una fata buona e una bambina che sposa un principe.

Insenature scavate dal mare nella roccia, scorci incantevoli, angoli da fotografare. Castro in fatto di bellezza non ha nulla da invidiare, ma tra le tante cose da vedere nel borgo dei pescatori, la Grotta della Zinzulusa è senza dubbio una delle meraviglie da esplorare. Talmente suggestiva e affascinante che ogni anno, quando la pandemia non aveva stravolto le nostre abitudini, più di 100mila visitatori si mettevano in fila per ammirarla da vicino.

Tra le più importanti del mondo, è stata “scoperta” da monsignor Antonio Francesco del Duca. In una lettera, datata 1793, il vescovo descrive a re Ferdinando IV molti particolari della cavità naturale carsica. Per esplorarla per la prima volta, invece, toccherà aspettare gli anni cinquanta. Oggi, è sotto gli occhi di tutti.

Visitarla lascia senza fiato. Dall’ingresso che si affaccia sul mare color turchese, dove è possibile notare le stalattiti che hanno ‘spinto’ la gente del posto a chiamarla Zinzulusa, come gli “zinzuli” – gli stracci in dialetto salentino che ricordano le formazioni minerali che pendono dal soffitto, come i panni stesi al sole – al “Corridoio delle maraviglie” che conduce al “Duomo” fino al laghetto del “Cocito”, la parte finale della cripta.

Alla grotta è legata anche un’antica leggenda, tramandata da generazione in generazione. Un racconto che si aggiunge all’enorme patrimonio orale che ha fatto della Puglia una terra unica.

Il Barone di Castro, la fata e il destino di una bambina

Secondo quanto tramandato, a Castro abitava un ricco signore che aveva possedimenti in tutto il Salento. Il barone, noto per le sue fini abilità commerciali, era conosciuto anche per la sua avarizia e brama di potere. Era talmente crudele e malvagio che, si dice, abbia lasciato morire la moglie di crepacuore troppo preso com’era dai suoi affari.

Uomo senza scrupoli, non si curava nemmeno della bellissima figlia. Secondo il suo pensiero, la bambina poteva vivere benissimo nell’ignoranza e vestita di stracci, pur di ridurre al minimo le spese per il suo mantenimento. In questo modo non fece altro che far vivere alla piccola un’adolescenza triste, senza giochi, né istruzione o vestiti.

Un giorno, secondo la leggenda, venne in suo aiuto una fata che regalò alla bambina un bellissimo vestito, non prima di aver stracciato in mille pezzi gli abiti del suo vecchio padre. Disperdendo i resti nel vento, i brandelli di stoffa si andarono a depositare all’ingresso di una cavità naturale dove si pietrificarono, rendendo particolarmente suggestivo l’ingresso della grotta Zinzulusa.

La ragazza, ormai divenuta una giovane donna, nel suo bel vestito regalatole dalla fata, fu notata da un principe a cui poi fu promessa sposa. Il padre, meschino, fu rinchiuso all’interno della grotta e fatto precipitare nel suolo calcareo. Sempre secondo la leggenda, pare che le acque del laghetto Cocito che sgorgano all’interno della grotta abbiano origine proprio dalla voragine infernale in cui è sprofondato l’avido barone.

Tra stalattiti, stalagmiti, laghetti nascosti, insenature misteriose e caverne altissime, la grotta Zinzulusa è un luogo magico, anche per le leggende nate dalla fantasia popolare ma talmente suggestive e belle come la protagonista del racconto.



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