Notte di San Giovanni, ‘zitelle’ ecco tutti i riti per trovare l’amore

Tutto può succedere la notte di San Giovanni, quando riti e leggende si ripetono da mezzanotte fino all’alba. Anche chi cerca l’amore può conoscere il futuro.

Sacro e profano si fondono per creare una tradizione unica che si ripete, anno dopo anno, da secoli. Tutti sanno che la notte di San Giovanni accade qualcosa di magico. Da mezzanotte del 23 giugno, all’alba del 24, riti e leggende si susseguono come se si recitasse una “preghiera”, sempre allo stesso modo, con la complicità delle stelle. Al mattino tutto finisce, di quelle usanze popolari che hanno reso indimenticabili le ore resta solo il ricordo, ma fino ad allora sono tanti i rituali propiziatori che si possono compiere, anche per trovare l’amore. Non solo le ragazze alla ricerca di un fidanzato (le care, vecchie zitelle), anche chi ha già il cuore occupato può cercare di conoscere quale futuro le attende. Se sarà roseo, oppure amaro.

Attenzione, come ogni tradizione che si rispetti è impossibile ‘raccontare’ i rituali sic et simpliciter. Esistono tante di quelle ‘sfumature’ che basta percorrere pochi chilometri che la “cerimonia” cambia, si arricchisce di qualche dettaglio che altrove manca. Restano immutati i ‘simboli’ e quello che rappresentano, oggi come ieri. La rugiada della notte, ad esempio, è considerata quasi sacra, in grado di curare ogni male, di sconfiggere il malocchio o di allontanare le malelingue. Purché sia colta al primo raggio di sole. Si narra che rotolarsi nell’erba bagnata, carica di incredibili poteri, porti dei benefici inimmaginabili. Chi sognava l’amore, ad esempio, poteva toccare le goccioline e ‘invocare’ San Giovanni per conoscere il volto del futuri sposo o diventare più desiderabile agli occhi degli altri. Chi lo aveva già (e non poteva certo invocarne un altro) usava le gocce di rugiada per la fertilità.

L’albume sul davanzale della finestra

Altra usanza è quella dell’uovo. Le fanciulle non maritate o in procinto di giurare fedeltà al compagno, dovevano far cadere l’albume in un bicchiere pieno di acqua. A quel punto non restava altro che metterlo sul davanzale della finestra e aspettare che il Santo lasciasse il suo ‘segno’ attraverso la rugiada. A questo punto la tradizione si declina in mille interpretazioni diverse. Chi parla di ‘velieri’, chi di bollicine, chi di attrezzi da lavoro del futuro marito o delle iniziali del suo nome. A seconda del disegno creato da ‘bianco’ dell’uovo si poteva conoscere il futuro, se si incontrerà l’anima gemella o se il destino ha riservato altri progetti.

Il sistema delle tre fave

C’è anche un ‘sistema’ per sapere quanto buono sarà il futuro: basta prendere tre fave e metterle sotto il cuscino. Non prima di averne “spogliata una” (di aver tolto completamente la buccia) di averne lasciata una “mezza vestita” (bisogna togliere solo metà buccia) e una “tutta vestita”, lasciandola intatta. Appena sveglia, basterà infilare la mano sotto il cuscino e pescarne una a caso dal sacchetto in cui erano state riposte. Se la buccia è intera vuol dire che si incontrerà un marito ricco (o si avrà un futuro florido), con mezza buccia benestante (o un futuro “normale”, né buono né cattivo). Senza buccia povero esattamente come il futuro.

È la notte di San Giovanni, la notte in cui tutto è possibile. Anche che si avverino i desideri.



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