Nelle prime ore di questa mattina, un uomo è stato sorpreso ad urinare indisturbato sotto le mura del prezioso Castello Carlo V di Lecce.
Colto in “flagranza di reato”, il vile gesto ha provocato lo sgomento dei passanti.
“L’urinatore” non ha avuto remore e si è lasciato andare al soddisfacimento di quel bisogno impellente senza tuttavia accorgersi che qualcuno lo fotografava, alle sue spalle. La foto apparsa su facebook ha subito creato indignazione tra gli internauti che hanno puntato il dito ed i commenti in coda all’immagine sono stati inequivocabili.
Il gesto incivile è stato ampiamente condannato a maggioranza assoluta: qualcuno ha parlato di Lecce come di un “Vespasiano a cielo aperto”, altri di “degrado mentale”.
In molti si sono chiesti se i bagni pubblici, collocati poco distante dal luogo individuato dall'uomo per urinare, fossero fruibili e se il reo non sia stato costretto ad una soluzione di fortuna.
C’è anche chi avanza la proposta di multare con ammende salate coloro i quali compiano gesti di simile audace inciviltà.
La questione più consistente, in verità, su cui si dibatte in questi minuti è se manchi o non vi sia in città un’adeguata sorveglianza e repressione di tali deplorevoli atti.
La pubblica indignazione, come detto, non ha tardato a farsi sentire anche tra gli esponenti politici della città: Leonardo Calò di Noi con Salvini ha immediatamente sollevato la delicata questione del decoro urbano, rivolgendosi direttamente al sindaco Salvemini ed all’assessore all’Ambiente Mignone.
“ Questo è il decoro urbano che sbandierate? – ha chiesto piccato Calò – Sindaco, Assessore, che fate? Per non parlare poi, di quello che seguita ad accadere nelle ‘solite’ zone di Lecce”.
La vicenda deve certamente essere ricollegata ad una serie di atti vandalici che la città di Lecce subisce con insistenza dai suoi stessi residenti. Dai graffiti alle scritte sui muri che, di tanto in tanto, vediamo campeggiare sulle bellezze architettoniche della città e che ne sporcano il pregio, dai bivacchi in centro cui la movida ci ha abituati fino al fenomeno dell’urina a cielo aperto.
Una vicenda simile si verificò non più tardi di un anno fa, quando in pieno centro, una famiglia di turisti fece fare pipì al proprio bambino, nei pressi di un tombino, in pieno centro. In quel caso però, una passante sentì il dovere morale di fare le sue rimostranze agli interessati per quel comportamento che, a suo dire, oltraggiava la Capitale del Barocco.
La donna fece notare che il bambino avrebbe potuto sicuramente essere accompagniato in una caffetteria per usufruire della toilette, ma anche che i bagni pubblici, poco distanti, erano a disposizione proprio per “emergenze” di quel genere.
Il ragionamento di quella passante, ad ogni buon conto, ben si potrebbe adattare anche a questa più recente vicenda: l’urinatore che stamattina ha deciso di imbrattare le mura del Castello, aveva valide alternative ad un gesto che mortifica non soltanto la città, ma soprattutto il genere umano?
